La centralizzazione dei vaccini è sempre risultata una scelta vincente, non c’è motivo di fare marcia indietro proprio ora che ci prepariamo alla terza dose.
Chi ci segue sa perfettamente quale sia la nostra posizione in merito alla terza dose di vaccino: logica e inevitabile. Lo abbiamo scritto già in estate, quando il dibattito sembrava lontanissimo. Pertanto, non saremo certo noi a dirci sorpresi dell’accelerazione degli ultimi giorni, determinata dall’aumento di nuovi casi al netto di una complessiva tenuta del nostro Paese. Tenuta che ha paradossalmente permesso a troppi di lasciarsi andare a superficiali distinguo.
La realtà si è imposta, ma ora bisogna stare attenti a non perdere di vista alcuni degli elementi che hanno garantito il successo della campagna vaccinale. Ora che sappiamo come si fa, risulterebbe incomprensibile smarrirsi in localismi che riporterebbero le lancette dell’orologio indietro ai peggiori momenti della gestione della pandemia.
Possiamo accogliere con favore la notizia della disponibilità in Lombardia delle terze dosi dei vaccini in farmacia, avendo più volte sostenuto la necessità di appoggiarsi alla capillare rete di medici di famiglia e farmacisti, una volta garantita una costante e ampia scorta di dosi. Sarebbe sbagliato varare ‘esperimenti’ a macchia di leopardo. Se all’annuncio di ieri dovessero subito seguire analoghe disposizioni in tutto il territorio nazionale, bene. Altrimenti, avremmo imboccato una strada disordinata e pericolosa.
La centralizzazione della macchina vaccinale è risultata una scelta razionale e vincente, pur in deroga al regionalismo sanitario cui ci siamo affidati in seguito alla mai troppo criticata riforma del titolo V della Costituzione. Non c’è alcun motivo di fare marcia indietro. Ancora di più perché in Italia, grazie al lavoro fatto, siamo in condizione di non dover varare misure estremamente severe e dai profili costituzionali quantomeno dubbi, se pensiamo al lockdown selettivo in vigore in Austria o alle notizie giunte da Singapore.
Nella lontana e ricchissima Città Stato del Far East le spese per l’assistenza sanitaria dei non vaccinati non saranno più a carico dello Stato. Tradotto: se non ti vaccini e ti becchi il Covid, ti paghi le cure. Le scelte di Austria e Singapore sembrano casi-limite, ma presto potrebbero non restare isolati, soprattutto se dovesse aggravarsi il quadro in Paesi con percentuali di vaccinati non troppo alte. È un monito per noi italiani, che sentiamo di vivere in un’isola felice ma faremmo bene a ricordare quanto questa conquista sia da confermare quotidianamente.
È la cronaca a fornirci tutti gli strumenti necessari: è ‘bastato’ un pellegrinaggio non organizzato come si deve a Medjugorje per provocare un cluster di contagi in Sardegna. Tra i partecipanti, sei persone non vaccinate finite in ospedale. Una delle tante, dure lezioni che sembrano necessarie a non far perdere di vista il problema e l’obiettivo.
di Fulvio Giuliani
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