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Un addio senza colpevoli

La storia fra Lorenzo Insigne e il Napoli è ai titoli di coda. Il capitano azzurro ha siglato ieri a Roma il principesco contratto con il Toronto, club della Major League Soccer, il campionato di calcio nord americano che riunisce le franchigie statunitensi e canadesi.
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In queste ore, è tutto un fiorire di commenti, valutazioni e giudizi morali sulla scelta di insigne. Ricoperto di dollari canadesi, pare fino a oltre 11 milioni di euro l’anno, per cinque anni. La classica offerta che non si può rifiutare, insomma, ancor di più in un momento in cui in Europa certe cifre sono impensabili.

Nessuno, insomma, è autorizzato a fare il fenomeno nel commentare la scelta di un ragazzo che ha legittimamente deciso di sistemare se stesso e le prossime quattro generazioni oltre ogni limite immaginabile per chi è venuto dal nulla.

Detto questo, è ancora doveroso fare un paio di considerazioni, professionali e sentimentali.

Che i soldi non siamo tutto è una pericolosa ovvietà, nel senso che per un calciatore di trent’anni, ancora nella piena maturità fisica e tecnica, andare a giocare in campionato di terza fascia come l’MLS è più di un rischio calcolato. È la scelta consapevole di un ‘buen retiro’, sperando di non giocarsi anche la Nazionale.

Insigne non può non sapere, infatti, che i fari su di lui si spegneranno e i cinque anni andranno avanti in una morbida e dorata bambagia tecnicamente insignificante. Basti pensare ai vari Giovinco, Pellè, Higuain.

Sul piano sentimentale, che resta importante altrimenti ci dedicheremo alla paesaggistica o alla numistamtica, Insigne avrebbe potuto fare una scelta alla Maldini o alla Totti, è vero, ma la storia fra lui, la squadra e soprattutto la città non è mai stata neppure lontanamente paragonabile. Apprezzato, ma non amato, per motivi sostanzialmente misteriosi.

Lui, scugnizzo, capitano, campione, emblema.

Un amore mai sbocciato fino in fondo, in cui lo stesso Lorenzo non può avere tutte le responsabilità. Amaro, ma è così.
Come risulta ipocrita e irrealistico prendersela con il Napoli, per non aver offerto l’impossibile al giocatore. Sempre che si voglia mantenere in piedi una media società con limitate voci di entrata.

 

Di Fulvio Giuliani

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