L’impegno di Mario Draghi per staccare l’Italia dalla dipendenza del gas russo è notevole: dopo la visita in Algeria le prossime tappe saranno Angola e Congo. Il tutto con abilità, diplomazia e velocità.
Detto – a onor di cronaca e di politica – dell’impegno europeista sul fronte energetico di Mario Draghi, dobbiamo sottolineare la sua importante iniziativa per non lasciare l’Italia al freddo e al buio dal prossimo autunno: il suo viaggio in Algeria, dove ieri ha incontrato il presidente della Repubblica Abdelmadjid Tebboune. Al centro dei colloqui il tema fondamentale dell’incremento dell’approvvigionamento di gas dal Paese africano proprio per ridurre le importazioni di gas russo. Tra i punti in agenda gli accordi di natura politica, allo scopo di incrementare la cooperazione energetica tra i due Paesi e gli investimenti nelle energie rinnovabili.
Sul terreno della cooperazione, l’Italia si sta muovendo da tempo anche con la propria diplomazia energetica. All’inizio di aprile, infatti, l’amministratore delegato dell’Eni Claudio Descalzi si era recato in Algeria per discutere appunto l’aumento delle esportazioni di gas verso l’Italia.
Il quadro nel quale il nostro Paese si sta muovendo richiede abilità, diplomazia e velocità. Soprattutto la seconda, la diplomazia, oltre che ai nostri rapporti con l’Algeria deve guardare anche alle relazioni con un Paese Ue – la Spagna – che a causa delle tensioni tra Marocco e Algeria (essendo Madrid schierata con Rabat) ha avuto negli ultimi tempi rapporti tesi col presidente algerino Tebboune. Tensioni che riguardano in particolare l’esportazione di gas algerino verso il Paese iberico. In questa crisi l’Italia si è inserita con intelligenza e tatto, avendo sempre come bussola la politica energetica europea – con i punti fermi cui accennavamo all’inizio – ma anche i propri rapporti mediterranei.
Cercare alternative al gas russo, nell’epoca della guerra di Putin in Ucraina, per il nostro Paese prima ancora che una necessità è un dovere di libertà e di tutela delle proprie realtà economiche. Farlo, come Draghi ha fatto sinora, nel solco comune europeo è una scelta che rende la politica italiana ancor più un esempio per l’Ue dato che nelle relazioni internazionali tutto cambia, soprattutto con le guerre, e occorre rapidità di decisione. Ridurre drasticamente le importazioni del gas russo significa infatti finire di finanziare le guerre di Putin ma per riuscire in questo scopo occorre trovare altri approvvigionamenti.
Tutte cose che Draghi sa e del resto la sua tela africana non si fermerà ad Algeri ma nei prossimi giorni dovrebbe portare il presidente del Consiglio italiano a visitare l’Angola e il Congo. Visite previste già entro la seconda metà di aprile, per Mario l’Africano.
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