Lo striscione alla vigilia di Verona-Napoli è stato la manifestazione di una totale imbecillità ma ha avuto un effetto positivo: il divieto di riferimenti nel tifo da stadio, anche indiretti, al conflitto in Ucraina.
Siamo reduci dal vergognoso striscione degli ultras scaligeri, alla vigilia di Verona-Napoli, in cui si indicavano le coordinate geografiche del capoluogo partenopeo. Un invito a bombardare – in questi giorni di guerra – la storica rivale.
Una ‘creazione’ così idiota da riuscire a sorprendere ancora, anche chi come noi ritiene di aver maturato un giudizio difficilmente emendabile su molti dei gruppi organizzati che affollano le curve dei nostri stadi. Una tale manifestazione di conclamata imbecillità ha avuto almeno un effetto paradossalmente positivo: il divieto di esposizione di qualsiasi striscione che possa far riferimento anche in modo indiretto al conflitto in Ucraina, nel derby di Roma di domenica. Un po’ come chiudere la stalla dopo la fuga dei buoi, ma sempre meglio di niente, visto che nei gruppi ultras spesso prende il sopravvento la logica del branco. Altro che ironia e goliardia.
Del resto, solo 36 ore fa è circolato anche l’allarme per il possibile arrivo a Roma – sponda curva nord della Lazio – di sostenitori filorussi, anche stranieri. Incredibile solo per chi segua poco il calcio, ricordando che in quella stessa curva si inneggiò al criminale di guerra serbo Arkan, la “tigre” per gli ultras laziali, o alle alleanze trasversali che si formano spesso fra le frange più estremiste dei tifosi di mezza Europa.
Un’internazionale della stupidità che in Italia non siamo ancora riusciti a sbattere completamente fuori dagli stadi, anche se molto abbiamo fatto.
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Tag: calcio
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