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Vivere le emozioni, il privilegio di chi ama il cinema

Gianni Canova racconta la magia di un mondo
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Cannes 1994. «Giovanotto, cosa volevi raccontarmi?». «Ho visto ieri sera un film che cambierà l’idea stessa di cinema». «Qual è il titolo?». «Pulp Fiction». «Domani è in apertura». Clic. Al telefono Indro Montanelli e l’inviato a Cannes, Gianni Canova, all’epoca già apprezzata firma del cinema.

L’intuizione del grande Montanelli, allora direttore de “La Voce” dopo la chiusura dell’avventura a “Il Giornale” per gli insanabili contrasti con Berlusconi, è una lezione di giornalismo. “Pulp Fiction” in prima pagina, ben prima del trionfo di Cannes e anticipando il mito che sarebbe poi diventato.

Un episodio illuminante di cosa significhi saper ‘leggere’ un film e fare questo mestiere. Gianni Canova lo ha raccontato a Venezia in occasione della 78ª Mostra, ospite degli eventi quotidiani de “La Ragione” nello spazio della Fondazione Ente dello spettacolo.

Canova, da rettore dell’Università Iulm di Milano, non ha dubbi su quale sia oggi la nostra precisa responsabilità nei confronti dei ragazzi: «È solo la passione a poter fare la differenza nella vita, nient’altro. Dobbiamo trasferirla e ricordarci sempre di guardare negli occhi i giovani con cui lavoriamo o a cui insegniamo. Per capire se siamo riusciti a trasmettere qualcosa» spiega. «Mi accorgo sempre se una mia lezione è stata apprezzata, ha lasciato gli studenti indifferenti o è stata un fallimento».

Quanto al valore della Mostra di Venezia per l’intero Paese, Canova è d’accordo che al direttore Barbera andrebbe fatto un ‘monumento’ per aver avuto il coraggio di confermare la Mostra nel 2020 e ancora di più quest’anno, con il ritorno delle grandi star internazionali e delle produzioni hollywoodiane. «Verso queste ultime – sottolinea – un certo tipo di critica continua ad avere un ridicolo atteggiamento di sussiego, perché troppo popolari. Ma il cinema è arte popolare! Il cinema è ricerca, opere concettuali, ma anche intrattenimento puro, emozioni. L’unicità di quest’arte è saperle cogliere e raccontare, anticipando al contempo la continua evoluzione del costume».

Con il rettore dello Iulm non si poteva perdere l’occasione di ragionare sul futuro della fruizione dei film: «Il cinema resterà sempre legato alla grande sala, alla magia del buio, di quell’intimità che favorisce la nostra capacità di immedesimarsi in ciò che vediamo sullo schermo – dice senza esitazioni – ma non si può negare lo sviluppo della tecnologia e delle abitudini degli spettatori. Venezia fa benissimo ad accogliere le produzioni dei colossi dello streaming, come Netflix o Amazon. Non farlo, secondo la scelta autolesionista e un po’ provinciale di Cannes, significa negare l’evoluzione e lo scorrere del tempo.

In definitiva – conclude Canova – «ciò che conta e farà sempre la differenza è avere rispetto delle storie che vediamo al cinema e delle donne e degli uomini che le rappresentano».

 

di Diego de la Vega

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