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Guardarle è guardare noi stessi
Fino a due mesi fa Vlad viveva una vita normale, oggi porta cibo dove hanno sepolto la madre, morta di stenti. La sua storia riguarda tutti noi e il futuro che vogliamo consegnare ai nostri figli.
Guardarle è guardare noi stessi
Fino a due mesi fa Vlad viveva una vita normale, oggi porta cibo dove hanno sepolto la madre, morta di stenti. La sua storia riguarda tutti noi e il futuro che vogliamo consegnare ai nostri figli.
Guardarle è guardare noi stessi
Fino a due mesi fa Vlad viveva una vita normale, oggi porta cibo dove hanno sepolto la madre, morta di stenti. La sua storia riguarda tutti noi e il futuro che vogliamo consegnare ai nostri figli.
Fino a due mesi fa Vlad viveva una vita normale, oggi porta cibo dove hanno sepolto la madre, morta di stenti. La sua storia riguarda tutti noi e il futuro che vogliamo consegnare ai nostri figli.
C’è qualcosa di commovente e allo stesso tempo di straziante nell’immagine di Vlad, un bambino di Bucha di appena sei anni.
Sua madre è morta di stenti, nella città martoriata dai bombardamenti russi. E lui ogni giorno va su quel pezzo di terra smossa dove l’hanno sepolta, a portare non fiori ma cibo. Forse spera così di riportarla in vita o di riuscire a tornare indietro nel tempo e cancellare la sofferenza patita. Non sappiamo cosa passi per la testa di questo bimbo, se abbia o meno dovuto assistere all’atroce morte di sua madre. Sappiamo che ne porterà i segni per sempre e come lui tanti altri bambini a cui non è stata tolta la vita ma che hanno comunque perso tutto. LEGGI TUTTI GLI ARTICOLI “IL DOLORE DELLA GUERRA”In ogni guerra i più piccoli pagano un prezzo altissimo, spesso rimangono traumatizzati per tutta la vita. È accaduto in ogni conflitto recente ma era dai tempi della Seconda guerra mondiale che non si assisteva a un orrore come quello che stanno compiendo i russi in Ucraina. Quel bambino, che oggi vediamo in una foto, potrebbe essere uno dei nostri figli.
Fino a due mesi fa viveva una vita normale e oggi è rimasto solo ad affrontare un dolore inimmaginabile. Lo fa con il candore di cui solo i più piccoli sono capaci. Per questo non è possibile restare indifferenti. Per Vlad, per i bimbi di Bucha e di tutte le altre città ucraine, ma anche perché è nostro dovere impedire che questo disegno di morte continui a perpetrarsi. Riguarda tutti noi, il mondo che abbiamo costruito e soprattutto quello che consegniamo ai nostri figli.di Annalisa Grandi
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