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La bella gioventù

Vedere quei giovani entusiasti di aspettare sin dall’alba il loro idolo Timothée Chalamet sul red carpet di Venezia riempie il cuore. Dalla loro semplice felicità dovremmo imparare a vivere la vita di ogni giorno.

La bella gioventù

Vedere quei giovani entusiasti di aspettare sin dall’alba il loro idolo Timothée Chalamet sul red carpet di Venezia riempie il cuore. Dalla loro semplice felicità dovremmo imparare a vivere la vita di ogni giorno.

La bella gioventù

Vedere quei giovani entusiasti di aspettare sin dall’alba il loro idolo Timothée Chalamet sul red carpet di Venezia riempie il cuore. Dalla loro semplice felicità dovremmo imparare a vivere la vita di ogni giorno.
Vedere quei giovani entusiasti di aspettare sin dall’alba il loro idolo Timothée Chalamet sul red carpet di Venezia riempie il cuore. Dalla loro semplice felicità dovremmo imparare a vivere la vita di ogni giorno.
A vederli, sin dall’alba o poco dopo, armati di ombrellini e qualsiasi genere di copertura per proteggersi dal sole e dal caldo – nella speranza di intravedere per 15 secondi il loro mito – riempie il cuore. Sono i ragazzi, soprattutto ragazze, di Timothée Chalamet, il divo della nuova generazione, arrivato come un ciclone alla 79ª Mostra del cinema di Venezia per il film del regista italiano Luca Guadagnino, “Bones and All”. Una storia dura e complessa di emarginazione, con tanto di cannibalismo, di cui tanto si è parlato in questi giorni, ambientata nell’America degli anni ‘80. È del tutto evidente che alla folla di giovani e giovanissimi ieri nella zona del Red Carpet del film in concorso interessasse il giusto, ma la cosa non è né una novità né un problema. È, in verità, una straordinaria opportunità e ricchezza. Quei ragazzi che abbiamo visto giocare a scacchi sotto il sole, ascoltare musica, parlare fra loro per ore – spesso sono gli adulti a passare tutto il loro tempo con il cellulare, almeno quanto se non di più dei loro figli – apparivano assolutamente felici dell’esperienza che avevano scelto di vivere. Ai loro occhi, è un valore, qualcosa da ricordare regalarsi una giornata di attesa davanti a uno dei tappeti rossi più famosi del mondo, per quei 15 secondi di gioia e caos di cui scrivevamo. Una freschezza, una felicità semplice, arricchita dall’entusiasmo senza ridicolo cinismo del mondo adulto (spesso anche del mondo che segue il cinema e ha perso la capacità di saperlo raccontare emozionando, come ci ha meravigliosamente ricordato ieri sera Gianni Canova in ‘Voci e Storie a Venezia’ nell’incontro al Lido e di cui torneremo a parlare) che fa respirare. Fa sorridere anche solo a guardarli. Qualcuno penserà che sia esagerato descrivere così questi ragazzi e il loro mondo, banalmente la giornata che hanno vissuto alla Mostra del cinema, ma è proprio aver smarrito la forza e la voglia di emozionarsi semplicemente, di inseguire un sogno e chi lo rappresenta – come gli attori – che ci condanna al grigiume dei discorsi e agli atteggiamenti sempre uguali con cui dobbiamo confrontarci ogni giorno.  A quel piattume che uccide l’anima. Di Fulvio Giuliani

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