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Parchi eolici e fotovoltaici che galleggiano nel mare? Un affare tutto italiano

E’ al mare che la neoquotata NextGeo guarda con crescente interesse per l’approvvigionamento energetico. E’ lì che costruisce i suoi parchi eolici che a differenza di quelli terrestri hanno un impatto pressoché nullo. Come funzionano e quale contributo ci possono dare

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Parchi eolici e fotovoltaici che galleggiano nel mare? Un affare tutto italiano

E’ al mare che la neoquotata NextGeo guarda con crescente interesse per l’approvvigionamento energetico. E’ lì che costruisce i suoi parchi eolici che a differenza di quelli terrestri hanno un impatto pressoché nullo. Come funzionano e quale contributo ci possono dare

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Parchi eolici e fotovoltaici che galleggiano nel mare? Un affare tutto italiano

E’ al mare che la neoquotata NextGeo guarda con crescente interesse per l’approvvigionamento energetico. E’ lì che costruisce i suoi parchi eolici che a differenza di quelli terrestri hanno un impatto pressoché nullo. Come funzionano e quale contributo ci possono dare

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E’ al mare che la neoquotata NextGeo guarda con crescente interesse per l’approvvigionamento energetico. E’ lì che costruisce i suoi parchi eolici che a differenza di quelli terrestri hanno un impatto pressoché nullo. Come funzionano e quale contributo ci possono dare

C’è un prima e un dopo nella vita di Giovanni Ranieri: c’è il giovane di belle speranze che nella sua Napoli si laurea in geofisica e sogna di fare lo scienziato – riuscendoci peraltro – e poi c’è l’imprenditore del mare e del vento, che con la “sua” NextGen ispeziona i fondali marini dove poi verranno posati cavi da record e realizzati parchi eolici off shore. 

“Dei mesi in cui mi trovavo in Antartide per studiarne gli aspetti ambientali conservo un ricordo meraviglioso – spiega il manager che nella società fresca di quotazione sul mercato EuroNext Growth Milan di Borsa Italiana ricopre il ruolo di amministratore delegato – Sono passati tanti anni ma debbo ammettere che le mie conoscenze mi hanno dato una grossa mano non solo in termini di business ma anche per tenere sempre a mente il rispetto dovuto all’ambiente”. 

La società, con sede a Napoli e con dislocazioni anche in UK e Olanda fondata da Ranieri nel 2014 e oggi parte del gruppo Marnavi – è tra le prime al mondo nel proprio campo con un giro d’affari di 148,6 milioni di euro (+121% rispetto al 2022) e un utile netto nel 2023 di 29,2 milioni, praticamente quadruplicato merito di alcune commesse legate all’ispezione del sottosuolo marino e delle energie rinnovabili offshore, attività che pesa per il 90% del fatturato. In particolare, quella denominata Great Sea Interconnector, uno dei cavi sottomarini più lunghi mai realizzati al mondo: oltre 1200 km a 3000 m di profondità che collegheranno a livello energetico Grecia, Cipro e Israele. 

NextGeo è un progetto andato ben oltre i traguardi che lo stesso Ranieri si era prefisso, decollato soprattutto grazie alle energie rinnovabili che hanno fatto passare in secondo piano l’asset dedicato all’oil&gas. 

“Sott’acqua c’è ancora tantissimo da fare, lo spazio al contrario è molto più noto rispetto al mare – racconta Ranieri con una luce negli occhi di chi ha ancora lo stesso entusiasmo di quel ragazzo alla volta del Polo Sud – A differenza degli impianti eolici su terra, quelli in mare hanno un impatto pressocché nullo, essendo posizionati a diverse decine di km dalla costa”. Oltre a non presentare problemi di esproprio né di inquinamento visivo e acustico per gli abitanti circostanti. Si tratta in pratica di energia pulita capace di sfruttare sia l’azione del vento sia quella delle correnti marine. “Lo stretto di Messina, per esempio, sarebbe il luogo ideale dove sfruttare queste possibilità che la natura ci riserva e in tal senso stiamo indirizzando le nostre ricerche con prototipi in grado di sostenere la forza dell’acqua – continua il numero uno di NextGeo – Un parco eolico medio può generare anche un GigaWatt, l’equivalente di una piccola centrale nucleare. Ciò significa rendere indipendenti dal punto di vista energetico una serie di province”. Ovvio, sono sistemi che stando nell’acqua hanno bisogno di manutenzione di cui si occupa sempre il gruppo. 

“Nei paesi del Nord già ci sono migliaia di turbine anche su fondali relativamente bassi (70-100 metri), nel Mar Mediterraneo invece dove possiamo contare su profondità ben più elevate è plausibile pensare a pale eoliche galleggianti ancorate a terra che generino energia e la trasportino tramite cavo” puntualizza l’esperto. In Italia, al momento, la società sta lavorando ad Hannibal, un parco eolico offshore di tipo floating nel Canale di Sicilia. 

Ranieri è convinto che a breve potremo vantare anche delle isole galleggianti legate allo sfruttamento dell’energia solare. Negli ultimi anni i pannelli solari hanno fortemente impattato alcune aree trasformandole in tappeti di schermi tanto da convincere di recente il Governo a vietare la loro messa a terra nelle aree agricole.
“Ma se non lì, allora dove? “ viene da chiedersi…

”Ma nel mare, no?! ” risponde il geofisico marino accennando un sorriso.

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