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Gli antidoti al Credit Crunch

Cosa ha scaturito il Credit Crunch? Dominici spiega quali strumenti esistono in grado di supportare le piccole e medie imprese italiane
Dopo le crisi bancarie di Svb e Credit Suisse il tema del “credit crunch” è tornato in auge, per gli esperti ci sarà una stretta sul credito. Ma in realtà il fenomeno ha una pre-causa, come spiega Christian Dominici, ovvero l’aumento repentino dei tassi di interesse in tutto il mondo iniziato circa un anno e mezza fa. “In Italia siamo passati da un tasso pari a zero ad un aumento del 4%. Questo ha generato un aumento della redditività delle banche, che di conseguenza prima riuscivano a finanziarsi e ora non più”. Attualmente i tassi Euribor si attestano al 4%, ciò implica la necessità da parte delle banche di impiegare il denaro (in considerazione dei propri costi di strutture) ad un tasso molto superiore. Così facendo le banche non trovano sicuramente soggetti, se non con un rating molto basso, che siano disposte a prendere il loro credito. Certi tassi, infatti, possono essere pagati soltanto da soggetti che sono ad alto rischio di mancata continuità aziendale. Questo è il motivo principale, continua Dominici: “Le banche non vogliono dare credito a soggetti non affidabili, e gli stessi soggetti che prima erano abituati a prendere credito a tassi zero, ovviamente non lo chiedono al 4% o più”. Un esempio? “Tutti, sia soggetti privati che istituzionali, tendevano a fare troppo debito facilmente. Per esempio, si potevano comprare case costose, così come le aziende facevano investimenti e compravano senza difficoltà perché il denaro delle banche era appunto a tasso zero – Tra l’altro ricordiamo che i nuovi affidamenti garantiti finora dal Mediocredito centrale scadranno il 31 dicembre 2023, salvo rinnovi”. Ma c’è un altro fattore di cui tenere conto in questa crisi – aggiunge l’esperto –  È stato necessario aumentare i tassi di interesse perché l’inflazione globale stava aumentando troppo velocemente”. L’insieme di questi fattori ha quindi generato una grandissima spirale inflattiva, che secondo Dominici non terminerà nel breve periodo.  Per questo è importante conoscere gli strumenti a disposizione per le piccole e medie imprese. Oggi le banche cercano di finanziare le imprese con altre modalità. Ad esempio, attraverso l’anticipo fatture ai clienti, la cessione dei crediti IVA e la cessione dei crediti verso terzi. Si va quindi verso nuove forme di finanziamento, che non sono la semplice liquidità a medio lungo termine per le imprese – un factoring per le banche stimato circa +20% l’anno. Sono forme più sicure per le banche, perché garantite dal fatturato delle imprese e non creano bolle speculative. In particolare Dominici sottolinea la cessione dei crediti tributari. “Nel nostro Paese, complice una particolare normativa IVA europea, i soggetti che emettono fatture con IVA zero (perché fornitori della pubblica amministrazione o di aziende quotate), così come i soggetti che lavorano abitualmente con l’estero, possono fare richiesta di cessione fiscale. L’Agenzia delle Entrate ogni anno si vede regolarmente notificate cessioni per 2 miliardi di euro di IVA l’anno. È assolutamente un’opportunità interessante. Anche le piccole e medie imprese devono sapere che questo strumento esiste. Nonostante l’impresa debba comunque garantire la bontà del credito IVA, con la cessione credito pro-soluto non peggiora il rating creditizio della PMI che cede, perché non è un nuovo finanziamento, non è assimilato ad un nuovo finanziamento che invece deve essere segnalato alla centrale del rischio”.   Di Claudia Burgio

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