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“Hamas è come l’Isis”, parla Massimo Abdallah Cozzolino

“Hamas è come l’Isis”, parole forti quelle dell’imam Massimo Abdallah Cozzolino, guida dell’associazione culturale islamica Zayd Ibn Thabit incastrata nel centro storico di Napoli
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Capitali europee blindate e un conflitto regionale divenuto internazionale che si allarga anche alla Siria, al Libano e allo Yemen. Persino in Italia, con la guerra scatenata da Hamas contro Israele, si avverte una sensazione diffusa di insicurezza. «È un periodo estremamente pericoloso, la situazione di tensione determinata dal conflitto fra Israele e Hamas con i morti civili e la narrativa strumentale, alternativa che si è sviluppata sui social porta all’innalzamento della tensione nei Paesi europei» ci dice l’imam Massimo Abdallah Cozzolino, guida dell’associazione culturale islamica Zayd Ibn Thabit incastrata nel centro storico di Napoli. L’imam ha scelto di non scendere in piazza e partecipare a manifestazioni di sostegno alla Palestina. Il giorno dopo la follia terroristica del 7 ottobre ha invece scandito pubblicamente parole forti e per nulla banali: «Hamas è come l’Isis». E dire che invece ci sono altri imam che, a Napoli e altrove, osano addirittura paragonare i terroristi di Hamas ai partigiani. «È in atto un processo di radicalizzazione che produce ovunque una tensione molto alta» osserva Cozzolino. «Non sto lanciando un grido di allarme ma piuttosto un invito a mantenere la prudenza, a coinvolgere tutte le comunità musulmane affinché prestino attenzione alla formazione inconsulta di qualche cellula solitaria». Secondo l’imam di Napoli «si è passati dalla polarizzazione fra Stato di Israele e Hamas a quella fra ebrei e musulmani». La mente corre all’arresto a Torino, a un passo da una sinagoga, di un trentenne nordafricano armato di coltello. «L’escalation della violenza è evidente: anche la visita in Israele del presidente Biden, che ha manifestato la sua vicinanza allo Stato ebraico, in una lettura distorta finisce per determinare il rischio di episodi violenti, di altri attentati per opera di cellule terroristiche isolate. In questo senso l’Europa deve adoperarsi per una soluzione diplomatica: non dimentichiamo quante comunità musulmane vivono nei Paesi europei. Va soprattutto ristabilito il rispetto del diritto internazionale. Le morti dei civili determinano una percezione alterata di quanto sta avvenendo» riflette l’imam, che ci ricorda il ruolo che in questo contesto possono giocare i social network. Il commissario Ue al Mercato interno Thierry Breton, ha chiesto alle piattaforme social più conosciute di prepararsi al rischio di una diffusione in diretta di esecuzioni da parte di Hamas. «È un monito importante: la loro narrativa alternativa è pericolosa, fanno da detonatore alla potenziale emersione di cellule isolate». Come nel recente, tragico caso di Bruxelles.   di Nicola Sellitti

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