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Hamas è immorale, parla un testimone diretto dell’orrore di Gaza

“Piango per Gaza ogni giorno, mattina e sera. Per come era: le strade, il mare, la gente. La vita. Piango per le persone perdute”. La testimonianza di una nostra fonte a Gaza

AUTORE: Anna Germoni
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«Piango per Gaza ogni giorno, mattina e sera. Per come era: le strade, il mare, la gente. La vita. Piango per le persone perdute. Guardo questi luoghi, che sono e sanno di morte e non riconosco più la mia Gaza. Ovunque, il nulla. Macerie su macerie. Corpi dilaniati o scheletrici. Bombardamenti, droni killer, urla. Sempre morte. Distruzione totale. La mia Gaza non c’è più. Non si sa se si arriverà a domani. Possa Allah liberarla. Niente di tutto questo importa ad Hamas!». È la testimonianza di una nostra fonte a Gaza, che abbiamo deciso di far rimanere anonima, senza fornirne ulteriori elementi informativi, al fine di preservare la sua sicurezza e la sua incolumità.

Un dolore atroce, straziante

Ci racconta di un dolore atroce, straziante che possiamo solo lontanamente immaginare. Le sue parole sono centellinate, scelte con parsimonia e cura. Aveva e ha bisogno di dare voce a quel pianto e all’orrore quotidiano. A quell’ipersensibilità ai rumori delle bombe e all’odore acre e fetido della guerra feroce e sanguinaria che uccide indistintamente persone innocenti. «La leadership di Hamas è immorale, crudele. Priva di emozioni, senza coscienza. Se ci avessero a cuore, avrebbero fatto i negoziati molto tempo prima e non avrebbero permesso tutto questo. Ci hanno distrutti» ci racconta.

E io: «Alcuni sostengono che li difendete e li coprite». Prende un attimo di tempo. Riflette, poi svela: «Siamo controllati. Tutti». Si blocca di nuovo. Altra pausa. Nel momento esatto in cui penso che forse ho esagerato con le mie parole, ecco che mi sorprende: «Qui nessuno può manifestare contro Hamas, come invece è successo a Tel Aviv contro il governo (per chiedere la fine della guerra e la liberazione degli ostaggi, Ndr). Ci arrestano. Sono la causa della nostra distruzione, la perdita dei nostri cari e la nostra continua emigrazione». Poi, con rabbia mista a frustrazione e dolore, «che Allah non li perdoni, né in questo mondo né nell’aldilà! I giovani e gli adulti di Gaza, questi luoghi, nessuno perdonerà mai Hamas».

L’inferno a Gaza

Parole di chi ha visto e continua a vedere l’inferno a Gaza. Parole come macigni taglienti e pungenti, affinché esca un messaggio chiaro e nitido al mondo su Hamas da quella terra martoriata, sempre più inesistente perché rasa al suolo.

A questo punto chiedo il suo parere sul piano di Netanyahu di conquistare militarmente Gaza City, con il progetto della ‘città Stato’. Risponde con il versetto 173 della terza sura del Corano, Al-’Imran: «Allah mi basta, perché egli è il migliore dispositore degli affari». Una citazione che esprime fiducia e speranza nel suo Allah e nella capacità di provvedere a ogni necessità e di proteggerlo. Poi aggiunge: «L’esercito israeliano bombarda incessantemente. Pochi giorni fa c’è stata un’esplosione violenta e intensa. Enorme. I frammenti e i detriti sono arrivati vicino alla mia casa dal luogo dell’esplosione. Vedo morti ogni giorno. Per favore, salviamo Gaza! Io sono palestinese. Per una Palestina libera». 

Chiedo dell’attacco all’ospedale Nasser, nel quale hanno perso la vita 20 persone tra cui cinque giornalisti, una notizia che ha sdegnato tutto il mondo occidentale. Mi risponde che quell’ospedale è stato colpito a più riprese dal 7 ottobre 2023. E che non è la sola struttura medica a essere stata bersagliata nella Striscia di Gaza. Anzi quasi la totalità degli ospedali lo è stata. 

Ci salutiamo, vista l’esiguità del nostro tempo a disposizione: «Spero di abbracciarti un giorno qui a Gaza». Stavolta sono io che rimango in silenzio. Mi scende una lacrima. Mille pensieri tristi. Mi dice: «Che Allah ti preservi sempre con la sua bontà». E io: «Anche a te, che Allah ti e vi ricompensi con del bene. Che possa arrivare presto la fine di tutto questo sterminio».

di Anna Germoni

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