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I cannibali della letteratura – IL VIDEO

Di quest’antologia e del movimento letterario che ne seguì parla il documentario “Cannibali”, diretto da Hilary Tiscione e scritto dalla stessa insieme ad Aldo Nove, presentato alla Festa del Cinema di Roma. Nel filmato, le parole di Tiscione e Nove

 

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Li chiamavano i cannibali. Erano giovani, spericolati, avventurosi. Hanno intriso di sangue e violenza l’editoria italiana di metà anni Novanta, scuotendola. Azzannavano la modernità con un linguaggio affilato. Sono stati ammirati e imitati, contestati e a volte non capiti. Ora ricordati come i protagonisti dell’ultimo grande movimento letterario italiano.

Era il 1996 quando Einaudi Stile Libero, collana diretta da Paolo Repetti e Severino Cesari, pubblicò l’antologia Gioventù Cannibale, che raccoglieva una serie di racconti brevi e feroci. Parlavano di sesso e violenza, con il dichiarato obiettivo di gettare scompiglio «tra le anime morte del perbenismo». A scriverli una schiera di promettenti autori tra i quali Niccolò Ammaniti, Aldo Nove e Alda Teodorani.

Le parole di Aldo Nove: “Non so chi fossero esattamente i Cannibali ma sicuramente erano persone che avevano come denominatore comune quello di raccontare la realtà”

Di quell’antologia e del movimento che ne seguì parla il documentario Cannibali, diretto da Hilary Tiscione e scritto dalla stessa insieme ad Aldo Nove, presentato alla Festa del Cinema di Roma. «Non so chi fossero esattamente i Cannibali – dice a “La Ragione” Aldo Nove –. Ma sicuramente erano persone che avevano come denominatore comune quello di raccontare la realtà. Che in letteratura, apparentemente, non si deve raccontare, perché rischia di essere troppo offensiva. Riguardo ai contenuti, appunto alla violenza, Shakespeare era un cannibale».

La regista Hilary Tiscione spiega perché ha deciso di raccontare quel movimento letterario

La regista Hilary Tiscione spiega perché ha deciso di raccontare quel movimento letterario: «Perché è stato l’ultimo importante nella storia della letteratura italiana e perché è giusto parlare di letteratura, che spesso diventa un argomento marginale».

di Giacomo Chiuchiolo

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