Anastasio: “Chiedere attenzione oggi è una provocazione”
Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Anastasio sul suo nuovo album “Le Macchine non possono Pregare”

Anastasio: “Chiedere attenzione oggi è una provocazione”
Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Anastasio sul suo nuovo album “Le Macchine non possono Pregare”
Anastasio: “Chiedere attenzione oggi è una provocazione”
Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Anastasio sul suo nuovo album “Le Macchine non possono Pregare”
Dopo tre anni di silenzio, Anastasio torna con il nuovo album “Le macchine non possono pregare”. Un disco in antitesi totale con quanto accade oggi sul mercato, una vera e propria opera rap che ruota attorno a un concept che lo stesso rapper ci racconta così: “Ho avuto un confronto con Davide Nota, che è un poeta e un mio amico. Io avevo scritto il primo pezzo, “La mosca”, e gliel’ho mandato. In quel periodo lui stava riflettendo molto su Baudelaire, anche perché si avvicinava il bicentenario della sua nascita. Mi ha risposto dicendo di avere in mente un concept, che poi è diventato l’origine di tutto questo progetto. Dentro c’erano già Baudelaire, i cyber-ciclopi… erano elementi uniti da un’idea comune. Fondamentalmente, la storia ruota attorno a una figura: un villain, il Ciclope. È una sorta di demone, un’intelligenza artificiale, una divinità elettrica. La cosa che ci sembrava interessante era l’idea che questo demone esistesse da sempre, solo che non aveva ancora un corpo. Era presente anche nel 1848, durante le rivolte parigine, e Baudelaire lo aveva visto. Tutto quello che accade dopo è come se fosse un suo incubo”.
Come ogni concept, anche l’ultima fatica in studio di Anastasio richiede di esser ascoltato e compreso: “Un prodotto come questo, che ha qualcosa da chiedere oltre che da dare, inevitabilmente si scontra con un sistema che non è più abituato a ricevere richieste dall’ascolto. Questo disco — o questo tipo di musica — chiede attenzione, e oggi chiedere attenzione è quasi una provocazione. È normale, quindi, che non diventi una hit estiva. Ma va bene così. Non mi aspetto certo che sia l’industria a spingerlo, a confezionarlo come un prodotto di massa. Credo, invece, che chi ha voglia di ascoltare una cosa del genere, prima o poi la trova. Da solo” ci ha raccontato.
Anastasio sulla musica di oggi ha le idee chiare: “Oggi sembra che la musica debba essere facile. Questo, secondo me, è il vero delitto. Si confonde l’accessibilità con il valore: una musica facile, alla portata di tutti, viene spacciata per una conquista, ma in realtà la facilità non è una qualità positiva. Una canzone non dovrebbe essere facile, al massimo semplice che è tutta un’altra cosa”. E anche la teoria secondo cui sia il pubblico a non apprezzare certe cose fa un po’ acqua da tutte le parti: “Un disco che va controcorrente da questo punto di vista rischia, certo, ma io non credo davvero che il pubblico voglia solo cose facili. Non è vero che il pubblico è una massa di idioti a cui servire canzoni piatte solo perché più vendibili. Questa è una narrazione comoda, forse il sogno dell’industria — o, se vogliamo restare nel nostro immaginario, il sogno del Ciclope: un mondo dove tutti siano ugualmente stupidi e identici, così da semplificare al massimo la vendita. Un prodotto unico per tutti, niente marketing differenziato, tutto funziona allo stesso modo per chiunque” ci ha confidato.
Non è un caso che in passato gli sia capitato di scontrarsi con alcune di queste logiche: “In passato mi è capitato spesso di scrivere canzoni che mi hanno dato forse la massima soddisfazione, ma che erano, per così dire — e metti pure dieci virgolette — difficili. Spesso mi sentivo dire: “Bisognerebbe accorciarla”, “Togli questa quartina”, “Riduci l’intro”, “Taglia qui, stringi là”. Per me, questa roba era semplicemente avvilente. Perché capivo che si stava cercando di sacrificare parti che invece, dal mio punto di vista, erano fondamentali per l’equilibrio e il senso della canzone.
Io ho sempre un’idea ben precisa in testa. Questo è il punto: per me, prima viene l’idea, poi la canzone. Sempre. È il mio unico vero mantra. E quando qualcuno vuole tagliare qua e là, io mi sento quasi come se stessi lavorando con l’obiettivo sbagliato. Anche se magari, in teoria, condivido quell’obiettivo — fare numeri, aumentare gli ascolti — poi mi chiedo: a che prezzo? Io, quel prezzo, non sono disposto a pagarlo”.
“Le Macchine Non Possono Pregare” non è solo un disco ma fa parte di un progetto più ampio che comprende anche un fumetto: “Le due cose vanno insieme, sono intrecciate. E come se tu, leggendo il fumetto, acquisisci nuove sfumature del disco e ascoltando il disco acquisisci nuove sfumature del fumetto. Il fumetto mi ha molto appassionato negli ultimi anni è stato forse l’unica maniera in cui ho speso soldi” ci ha raccontato.
Ha preso il via ieri sera a Torino l’instore tour che porterà Anastasio in giro per l’Italia per presentare il disco e suonare dal vivo alcuni brani.
Questi i prossimi appuntamenti: 12 aprile Bergamo (Nxt Station, ore 17:00), 13 aprile Bologna (Locomotiv Club, ore 12:00), 13 aprile Perugia (Casa Roghers, ore 19:00), 14 aprile Cesena (Spazio Marte ore 17:00), 14 aprile Arezzo (Malpighi Hub, ore 21:00), 15 aprile Roma (Discoteca Laziale ore 18:00) e 16 aprile Padova (Amsterdam, ore 21:00).
di Federico Arduini
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Tag: musica, Musica italiana
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