Annalisa presenta il suo nuovo album “Ma io sono fuoco”
“Il fuoco rappresenta la trasformazione, la capacità di reagire alle cose che succedono. Può non essere piacevole, ma può essere un’opportunità. Posso trasformarmi anch’io, senza perdermi” ci racconta Annalisa. Le sue parole

Annalisa presenta il suo nuovo album “Ma io sono fuoco”
“Il fuoco rappresenta la trasformazione, la capacità di reagire alle cose che succedono. Può non essere piacevole, ma può essere un’opportunità. Posso trasformarmi anch’io, senza perdermi” ci racconta Annalisa. Le sue parole
Annalisa presenta il suo nuovo album “Ma io sono fuoco”
“Il fuoco rappresenta la trasformazione, la capacità di reagire alle cose che succedono. Può non essere piacevole, ma può essere un’opportunità. Posso trasformarmi anch’io, senza perdermi” ci racconta Annalisa. Le sue parole
Dopo essere stata l’indiscussa regina del pop italiano degli ultimi due anni, Annalisa è pronta a tornare con un nuovo capitolo della sua carriera: “Ma io sono fuoco”. Un disco attesissimo, dal titolo che suona come una dichiarazione di identità: «Il fuoco rappresenta la trasformazione, la capacità di reagire alle cose che succedono. Può non essere piacevole, ma può essere un’opportunità. Posso trasformarmi anch’io, senza perdermi. È un processo continuo, fatto di cose belle e brutte, ma è l’unico modo per conservarsi: riuscire a trasformarsi insieme alle cose che cambiano» ci racconta la cantante.
In queste undici canzoni Annalisa prosegue il discorso iniziato con l’album precedente, andando più a fondo e mettendo ancora più a fuoco la propria identità artistica: «Da qualche anno dedico molta attenzione all’uso delle parole. Ho lavorato togliendo, perché mi piace scrivere come parliamo: trovo che sia più onesto e più rappresentativo di quello che sono davvero. In questo disco sono stata ancora più diretta e pungente, usando molto l’ironia e trasformandola, in alcuni casi, anche in provocazione».
Musicalmente, “Ma io sono fuoco” conserva le atmosfere tipiche della produzione più recente di Annalisa, ma con un taglio diverso, pur restando nel solco sonoro dell’universo degli anni Ottanta: «È da sempre il mondo sonoro che preferisco. Mi piace l’elettro-pop ed è quello che mi rappresenta di più: sia nella parte emotiva, sia in quella più divertente. Il disco precedente era forse più sintetico, mentre questo aggiunge tanto di suonato, tanta umanità e più calore».
A colpire, fin dal primo ascolto, è la cura del progetto: dal suono alla scrittura, ogni brano è una piccola polaroid, un racconto in cui Annalisa interpreta personaggi diversi o ne canta la storia: «Dentro al disco c’è la rabbia di “Dipende”, che diventa malinconia in “Piazza San Marco”, poi ironia in “Maschio”, “Emanuela” o “Esibizionista”, per tornare di nuovo rabbia in “Avvelenata”, ma in modo più distaccato, prendendosi in giro».
Un racconto istintivo, nato più dalla necessità di fare musica che da un calcolo strategico: «Le canzoni sono arrivate senza pensare troppo. Di solito mi appunto frasi o idee durante i viaggi, poi quando entro in studio recupero quello che ho annotato e decido dove andare, molto istintivamente. Penso che la musica nasca perché ne hai bisogno. Facciamo pop, siamo privilegiati, cerchiamo di raccontare la realtà che ci circonda con semplicità».
Tra i temi ricorrenti emerge quello del giudizio facile, che oggi dilaga nei confronti dell’universo femminile ma non solo: «Ho voluto parlare della tendenza, un po’ figlia dei tempi, a giudicare qualcuno come sbagliato o perfetto basandosi su pochissimo, mettendo l’accento – con ironia – sul fatto che oggi manca l’empatia». E se le chiedi se abbia mai pensato di raccontare in musica l’attualità che stiamo vivendo, dalle manifestazioni a quanto accade a Gaza, Annalisa non si tira indietro: «Questi giorni mi hanno molto toccato. Può essere che scriverò qualche appunto, ma a volte mi sento in difficoltà a toccare certi temi, sono così grandi. Ci tengo però a dire una cosa: non contano più le opinioni, non è più una questione di politica o schieramenti. Qui si parla di morte, di bambini e madri senza casa, senza difesa. Non conta più altro».
Dal 15 novembre l’artista savonese tornerà in tour con una prima ‘data zero’ a Jesolo e diverse tappe già sold out. Ha le idee chiare su cosa portare sul palco: «Esibirmi live è una delle cose che amo di più fare in assoluto. Sarà uno spettacolo intenso, con una trentina di canzoni. Ho fatto molta fatica a rinunciare a qualche brano. Ci sarà un bel palco, particolare, non vedo l’ora di mostrarlo a tutti. E ci sarà modo sia di divertirsi che di emozionarsi».
di Federico Arduini
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