I Nomadi, Beppe Carletti: “Viviamo per il live”
Beppe Carletti racconta i Nomadi: da 62 anni la band percorre chilometri senza sosta in un tour infinito che ancora oggi tocca oltre 90 date all’anno

I Nomadi, Beppe Carletti: “Viviamo per il live”
Beppe Carletti racconta i Nomadi: da 62 anni la band percorre chilometri senza sosta in un tour infinito che ancora oggi tocca oltre 90 date all’anno
I Nomadi, Beppe Carletti: “Viviamo per il live”
Beppe Carletti racconta i Nomadi: da 62 anni la band percorre chilometri senza sosta in un tour infinito che ancora oggi tocca oltre 90 date all’anno
In un’epoca di musica liquida, di pochi dischi venduti e di grandi concerti a cui per partecipare serve un’impresa tra code digitali, codici monouso e immancabili bagarini, c’è chi continua a vivere la propria carriera come un tempo: di teatro in piazza, di grande città in piccolo Comune sperduto. Da 62 anni i Nomadi percorrono chilometri senza sosta in un tour infinito che ancora oggi tocca oltre 90 date all’anno.
A una decade dall’ultimo disco dal vivo la band torna con un nuovo lavoro, appena uscito in doppio vinile, cd e formato digitale: “Nomadi – Live al Teatro Dal Verme”. Registrato nel dicembre 2024, non è soltanto una pubblicazione discografica ma un ritorno alle radici, un omaggio alla dimensione che da sempre rappresenta il cuore pulsante del gruppo, quella del concerto: «I Nomadi vivono della dimensione live, il contatto diretto e costante con il pubblico è la nostra caratteristica principale. Portare i brani su un supporto registrato, con la nostra gente davanti, aggiunge valore e forza a quello che facciamo» racconta Beppe Carletti, leader e fondatore della band.
Nel corso del tempo la formazione è cambiata più volte («In 62 anni, ben 25 persone hanno fatto parte dei Nomadi»), ma lo spirito è rimasto intatto: «Questo disco live è circolare, racchiude la nostra storia, dalle prime canzoni fino a oggi. È quasi un libro. I testi sono ancora attuali: “Dio è morto” o “Auschwitz” purtroppo sembrano scritti oggi. La nostra forza è sempre stata la dimensione dal vivo: non soltanto sul palco, ma anche nei viaggi insieme sul pulmino. Siamo un gruppo alla vecchia maniera» aggiunge Carletti. E anche se alcune canzoni sono già state registrate live in passato, la magia di un concerto resta irripetibile: «Ogni concerto è diverso, è una fotografia del momento. In questo abbiamo anche riarrangiato alcune cose. È una soddisfazione enorme poter dare nuova voce a canzoni storiche, magari per la prima volta interpretate dai membri più giovani».
Per Yuri Cilloni, voce del gruppo ormai da diversi anni, si tratta del primo album dal vivo: «Quando Beppe mi ha detto che avremmo dovuto registrare un disco live, avevo quasi perso le speranze. Dopo otto anni di militanza in questo splendido gruppo…» racconta sorridendo. Nonostante una vita passata sui palchi di tutta Italia, la dimensione del teatro è stata conquistata solo di recente: «In teatro non avevamo mai registrato un live. Con Augusto (Daolio, voce e cofondatore scomparso nel 1992 ma mai dimenticato, ndr.) lo facemmo una sola volta, alla Festa dell’Unità di Modena nel 1984» ricorda Carletti. «Ma il teatro è magico: ti costringe a una concentrazione diversa. Hai 1.500 persone con gli occhi puntati su di te, ti sembra di suonare come sempre, ma non è vero: è più intimo».
Il pubblico dei Nomadi è cambiato, pur restando lo stesso. Oggi non è raro vedere intere famiglie sotto il palco: «Se un genitore porta il proprio figlio a un nostro concerto vuol dire che l’aria è pulita» sottolinea Carletti. La forza del gruppo risiede anche in un repertorio vastissimo, fatto di canzoni dense, sincere e senza tempo: «Sembra che abbiamo una canzone per ogni stagione. Dagli anni Sessanta cantiamo “I ragazzi dell’ulivo” e ancora oggi è un brano incredibilmente attuale. Abbiamo sempre cantato la vita. La nostra fortuna è stata quella di restare coerenti con noi stessi: non ci siamo mai lasciati influenzare dalle mode passeggere, non ci siamo mai inchinati a nessuno. Ed è proprio questa la nostra forza».
E a chi chiede se abbia mai pensato a ritirarsi, Carletti risponde senza esitazione: «Cosa andrei a fare, dopo: il pensionato in casa? Per l’amor di Dio! Quando ti diverti a fare una cosa, non senti la stanchezza fisica…». Sempre Nomadi.
Di Federico Arduini
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