Berlino ai suoi piedi, parla Valentina Bellè
Alla 74esima Berlinale il cinema italiano conquista il pubblico. Ne parliamo con Valentina Bellè, selezionata per gli European Shooting Stars
Berlino ai suoi piedi, parla Valentina Bellè
Alla 74esima Berlinale il cinema italiano conquista il pubblico. Ne parliamo con Valentina Bellè, selezionata per gli European Shooting Stars
Berlino ai suoi piedi, parla Valentina Bellè
Alla 74esima Berlinale il cinema italiano conquista il pubblico. Ne parliamo con Valentina Bellè, selezionata per gli European Shooting Stars
AUTORE: Federico Fumagalli
Il cinema italiano alla 74esima Berlinale fa un’ottima figura. Mostra ambizioni internazionali (“Another End” di Piero Messina è girato in inglese e spagnolo), tematiche di cui parlare (“Gloria!” di Margherita Vicario, fra qualche giorno in concorso, promette un battagliero spirito femminile) e non ha paura di guardarsi allo specchio – anche per mero gusto estetico, che in questo campo non può essere una formalità – in una gara di facce espressive e belle (Gael García Bernal e Bérénice Bejo per il film di Messina, Alessandro Borghi nella serie biopic su Rocco Siffredi).
Tutti questi complimenti sono riassumibili – e indiscutibili – in un nome già noto, ora in via di consacrazione. Valentina Bellè a Berlino è stata selezionata per gli European Shooting Stars, i dieci interpreti emergenti europei su cui puntare: «Ho cominciato presto e sono sempre stata considerata un’attrice giovane. Ma ormai non lo sono più così tanto» dice l’interprete veronese, che compirà trentadue anni fra qualche settimana.
Bellè è proiettata verso il mondo e non soltanto quello dello spettacolo. Affronta questa intervista in inglese, in scioltezza, poi si accorge che il giornalista con cui parla è italiano. Allora si scusa e sorride in tailleur-pantalone scuro, capelli raccolti e orecchini dal gusto vintage. Una tenuta austera per chiunque, non per lei dalla voce bassa e l’aria affettuosa. Bellè ha un viso non comune e l’energia delle artiste predestinate a fare bene un po’ tutto. Dal cinema d’autore alla fiction in tv. «Con i fratelli Taviani sul set di “Una questione privata” avevo 23 anni e poca consapevolezza» ricorda. «Mi sono sempre sentita poco all’altezza di portare sullo schermo quel personaggio, così bello nel romanzo di Beppe Fenoglio».
In televisione è stata per la prima volta una ragazza madre, ruolo che nella sua carriera ricorre spesso. Nella serie brillante di Rai2 “Volevo fare la rockstar” è la mamma single e under 30 di due gemelle preadolescenti: «Non sono genitore, ma non mi viene difficile interpretarlo. Si ha pur sempre a che fare con l’amore. Ho approfondito e tantissimo amato quel ruolo. È compito di un attore provare a comprendere il più possibile il proprio personaggio, con i mezzi che ha a disposizione» osserva.
Nessuno dubita abbia fatto lo stesso per l’americano “Ferrari”. Ma il regista Michael Mann (un gigante di Hollywood a cui sono riusciti film migliori di questo) non ha dato al pubblico l’opportunità di verifica. Bellè appare per una manciata di minuti, a margine dei divi Adam Driver e Penélope Cruz. «La mia parte era piccola ma bella, non piccola e inutile. Se mi dispiace essere stata tagliata al montaggio? In genere non ci rimango male, fa parte del gioco. Sono io al servizio del film e non viceversa. Però, da parte della produzione, sarebbe stato carino avvisarmi. Questo non è successo» fa notare.
Per Bellè la scorsa Mostra del Cinema di Venezia, dov’è stata in gara con due film, ha avuto due facce. Se in “Ferrari” è quasi invisibile, in “Lubo” di Giorgio Diritti è l’innamorata perfetta del protagonista Franz Rogowski. Guarda caso, nei panni di una mamma. Un ruolo che potrebbe garantirle meritate soddisfazioni nell’entrante stagione dei premi del cinema italiano. Prima i David di Donatello e poi i Nastri d’argento. Ma a Valentina importa poco, «tanto c’è tempo». Però tifa per la collega Linda Caridi, «strepitosa in “L’ultima notte di Amore”».
Il futuro – in vista del quale Valentina Bellè è stata segnalata shooting star alla Berlinale («Mi ha reso felicissima, è una vetrina per farsi conoscere») – parla la stessa lingua di questo suo presente in rampa di lancio. Sarà nel nuovo film di Marco Tullio Giordana, il regista che ai tempi di “La meglio gioventù” lanciò nuovi talenti a piene mani: da Alessio Boni a Luigi Lo Cascio, da Sonia Bergamasco a Fabrizio Gifuni, fino a Riccardo Scamarcio e Jasmine Trinca. Dice Bellè: «Lavorare con Marco Tullio per “La vita accanto” (forse a Cannes, ndr.) è stato bellissimo. Lui può chiedermi ciò che vuole. Può anche tagliarmi la parte, se lo ritiene necessario». Giordana potrebbe, ma sarebbe un peccato.
di Federico Fumagalli
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