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Gianfranco Gallo

Dalla Napoli porosa alle Vele di Scampia, parla Gianfranco Gallo

Gianfranco Gallo: “Io credo che a Napoli oggi abbiano piuttosto un complesso di superiorità, quello sì molto fastidioso e inutile”

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Dalla Napoli porosa alle Vele di Scampia, parla Gianfranco Gallo

Gianfranco Gallo: “Io credo che a Napoli oggi abbiano piuttosto un complesso di superiorità, quello sì molto fastidioso e inutile”

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Dalla Napoli porosa alle Vele di Scampia, parla Gianfranco Gallo

Gianfranco Gallo: “Io credo che a Napoli oggi abbiano piuttosto un complesso di superiorità, quello sì molto fastidioso e inutile”

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Gianfranco Gallo: “Io credo che a Napoli oggi abbiano piuttosto un complesso di superiorità, quello sì molto fastidioso e inutile”

Quando Gianfranco Gallo, figlio del grande Nunzio Gallo – artista napoletano verace e uomo di cultura – ha saputo che in una Vela di Scampia un ballatoio era venuto giù, ha deciso di scrivere un post su Facebook: «Le Vele che si auto abbattono, i parchi della Corrida, i decreti preteschi. L’onda della politica non ha colore, lascia solo schiuma. Gli uomini non valgono nulla, gli ideali non più, le idee quanto più corte e interessate, quelle valgono. E i cittadini a fare il minuto di silenzio e un’eternità di compromessi».

Trovare un responsabile è l’esercizio retorico più diffuso in Italia. Gallo si esclude dai ricercatori della verità: «Non mi permetto di parlare di Scampia perché non conosco bene i fatti, dall’esterno posso dire che come impressione mi arriva un coacervo di colpe». «Io me voglio salva’» diceva don Ciro tra le vele di Scampia, nel racconto cinematografico di “Gomorra” di cui Gianfranco Gallo è autorevole interprete. Salvarsi da Scampia, luogo in cui si incrociano il sacro e profano, «il disagio e la speranza». L’attore sembra disilluso, pur essendo immerso completamente nella vita di Napoli: «Prediligo dare voce ai meno fortunati e alle minoranze». Riflette sulla complessità delle responsabilità, evita i facili giudizi: «“Gomorra” è stato un mezzo di richiamo per Scampia che ha attirato un’attenzione che non c’era». 

Il filosofo napoletano Aldo Masullo diceva che Napoli era vittima dei suoi simbolismi e di luoghi comuni. Gallo confuta questa tesi: «Io credo che a Napoli oggi abbiano piuttosto un complesso di superiorità, quello sì molto fastidioso e inutile». Nel 1924 Walter Benjamin decide di scrivere “Napoli porosa” durante un soggiorno a Capri. Nasce l’immagine di Napoli città porosa. Ciò che Benjamin percepisce come ‘poroso è la compenetrazione di aspetti assai diversi che si mescolano in un’unica immagine: nulla è definitivo. Immagini di città che si mescolano alle concezioni di Gallo in cui «Napoli fuori viene vista come una città speciale, per le sue bellezze meravigliose e per gli aspetti che non vanno, com’è giusto che sia, ma l’importante è l’onestà intellettuale. Ho l’impressione che Napoli, essendo una città in continua evoluzione, sfugga a qualsiasi etichetta. Per quelli che non vivono qui, Napoli è quella che noi percepivamo un po’ di tempo fa».

Scampia è il totem baciato da tutti, artisti compresi, per scrivere libri, canzoni e film fortunati? «Non so rispondere, non credo nelle storie confezionate per avere successo. Credo piuttosto che quella zona, come tante altre, possa ispirare chi crea per la sua potenza simbolica in un senso e nel suo opposto». È il caso di Geolier, poco più che ventenne, venuto fuori con forza dalle periferie e che oggi si trova ad avere sulle spalle i riflessi di un popolo. Dice Gallo: «Apprezzo l’ascesa artistica, ma non è il mio genere. Sono vecchio, mi piace ancora la melodia, mi piacciono i testi degli autori. È senz’altro un fuoriclasse e qualche suo brano mi piace molto, ma non ha nulla sulle spalle. Napoli è tante cose, il suo peso è ben diviso».

Gallo conclude con una disanima spietata sullo stato della cultura a Napoli: «È in mano alla politica, al di là dei partiti che cambiano al governo. E finché sarà così, i politici fanno gli impresari. E non mi risulta che Remigio Paone, Paolo Grassi ma pure David Zard fossero dei politici. Spesso il loro livello culturale e il loro gusto sono pessimi. Sono persone infognate in carriere da squali, in burocrazia, atti, battaglie contro avversari che diventano nemici. Non si vede quale arte e quale cultura possano proporre».

di Felice Massimo De Falco

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