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Eco-influencer con figlio

La vicenda di Elisa Nicoli, conosciuta sui social come “eco-narratrice”, criticata dopo essere rimasta incinta dai portatori di “ecoansia”

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Eco-influencer con figlio

La vicenda di Elisa Nicoli, conosciuta sui social come “eco-narratrice”, criticata dopo essere rimasta incinta dai portatori di “ecoansia”

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La vicenda di Elisa Nicoli, conosciuta sui social come “eco-narratrice”, criticata dopo essere rimasta incinta dai portatori di “ecoansia”

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La vicenda di Elisa Nicoli, conosciuta sui social come “eco-narratrice”, criticata dopo essere rimasta incinta dai portatori di “ecoansia”

Chi te lo fa fare di mettere al mondo un figlio, con un futuro così incerto, con questi disastri ambientali così pazzeschi, con questi cambiamenti climatici così repentini che nemmeno gli sbalzi d’umore in un giorno di stress notevole? Lo vedi anche tu, no? A febbraio fa caldo. A marzo fa freddo. D’estate piove. L’inverno? Ma chi lo conosce più, l’inverno. Quello gelido.

Elisa Nicoli ha 44 anni. Nata a Bolzano, laureata in Scienze della comunicazione, ha lavorato come documentarista, scrittrice, fotografa. Camminatrice per passione, nei social è conosciuta come “eco narratrice. Solo che quando il 5 febbraio ha postato su Instagram la sua foto in dolce attesa, più di qualcuno dei suoi 183mila follower ha deciso di abbandonarla: avere un figlio di questi tempi, col cambiamento climatico in atto, non è cosa buona e giusta. E così ora lei ha deciso di raccontarsi a “La Ragione”.

«La mia è una forma di vocazione. Sono sempre stata legata alla natura, anche grazie ai miei genitori che mi hanno sempre portato a passeggiare nei boschi. Ho sempre sentito il bisogno di parlare di ambiente» ci dice. Il suo lavoro si rivolge ai singoli. Ossia: cosa può fare ciascuno di noi per non imbruttire questo mondo? «La prospettiva è quella di cambiare. Per tornare a uno stile di vita che era normalissimo per mia nonna materna, ma che ora è contro la nostra economia basata sul consumismo. Anche nell’alimentazione per esempio, abituarsi a non sprecare».

Ecco, appunto. Ma se quando vai al ristorante e chiedi di prepararti la doggy bag (la vaschetta col cibo avanzato) nove commensali su dieci ti guardano male, capisci che hai poco da combattere per insufflare uno stile di vita sano e meno sprecone. Anche perché in fin dei conti quel cibo che chiedi di portare a casa l’hai pagato e soprattutto andrebbe buttato. Quindi forse l’imbarazzo dovrebbe nascere in chi lo getta (speriamo almeno nell’umido). Però ci si può provare a contagiare e a contagiarsi, a diffondere un po’ di buon senso così, come fosse un pizzico di zenzero.

«Devo dire che i temi ambientali si sono diffusi tanto in questi ultimi quindici anni» osserva ancora Nicoli. «La gente è un po’ più attenta. Si sta propagando questa sensibilità nel consumare meno, anche se ancora rimane un tabù». Già. Un tabù. Sarà che andando avanti siamo andati indietro, facendo nascere nuovi tabù figli di un dio borghese dello spreco e del consumo. «Ci vuole un po’ a innescare questo cambiamento ma ce la si può fare. Io insisto molto sul consumare meno».

E di questa ecoansia che ci dici? «È un sentimento diffuso. Quel giorno in cui ho postato la foto di me incinta ho perso 400 follower. Molti mi hanno detto: “Ora non ha più senso seguirti” oppure “Ti credevo diversa”». E infatti nel suo profilo sono apparsi commenti ironici come: «Complimenti, un umano in più che emetterà gas serra». «Ma io continuerò a essere quella di prima, attenta alla natura. Anzi. Infonderò questi miei princìpi anche a lui» conclude Nicoli. E allora auguri.

di Serenella Bettin

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