Polarizzare per meglio fatturare, parla Franz Russo
Oggi le vere infrastrutture dell’informazione sono le piattaforme online. Il digital social media strategist Franz Russo ci racconta la sua prospettiva
Polarizzare per meglio fatturare, parla Franz Russo
Oggi le vere infrastrutture dell’informazione sono le piattaforme online. Il digital social media strategist Franz Russo ci racconta la sua prospettiva
Polarizzare per meglio fatturare, parla Franz Russo
Oggi le vere infrastrutture dell’informazione sono le piattaforme online. Il digital social media strategist Franz Russo ci racconta la sua prospettiva
Oggi le vere infrastrutture dell’informazione sono le piattaforme online. Il digital social media strategist Franz Russo ci racconta la sua prospettiva
Nel giorno del World Password Day (lo scorso 2 maggio) la società specializzata in cybersecurity Surfshark ha diffuso i dati relativi alla mappa mondiale delle violazioni dei dati. L’Italia è nona, con circa 267 milioni di account compromessi dal 2004. Oggi le vere infrastrutture dell’informazione sono le piattaforme online. Il digital social media strategist Franz Russo segnala come quelli che un tempo erano social network da qualche anno sono diventati social media, cioè luoghi dove si condividono anche le notizie. Solo che le informazioni e le notizie hanno assunto via via un ruolo sempre più crescente: «La logica di base è quella di mantenere alto il coinvolgimento degli utenti sulle piattaforme. Quindi allungare il tempo che si trascorre sui social. Questo parametro viene perseguito con l’impostazione di algoritmi che, anche sfruttando l’intelligenza artificiale, hanno questo specifico compito. Gli algoritmi rispondono a regole precise, quindi sono il risultato della personalizzazione della piattaforma. Mostrano ciò che vogliono proporre agli utenti. È quello che aiuta le piattaforme a mantenere le persone incollate. Di conseguenza, oltre alla personalizzazione dell’algoritmo, si perfeziona un sistema di advertising e monetizzazione basato sulle visualizzazioni e interazioni. Il dato vero è che queste piattaforme (che sono aziende private) hanno assunto dimensioni enormi all’interno delle quali sono riversate le nostre informazioni e i nostri dati».
Si apre quindi una riflessione profonda sul se e come intervenire per provare a salvaguardare il principio della libertà di espressione, che non significa libertà di dire (e fare) qualsiasi cosa senza responsabilità. Non a caso l’Unione europea ha avviato un’indagine su Facebook e Instagram per il rischio di disinformazione russa in vista delle elezioni europee. L’utenza delle piattaforme è quotidianamente sottoposta a campagne di fake news con la sfida alla ‘moderazione’ sempre più attuale, tanto più in un anno elettorale come il 2024.
Il caso di Twitter, acquisita da Elon Musk e trasformata in X, è emblematico. Ridurre il personale – soprattutto quello con il compito di garantire la sicurezza della piattaforma – insieme a un principio esteso ai massimi livelli riguardo alla libertà di parola (come rivendica Musk) ha portato allo scenario attuale. Franz Russo osserva che l’esito è stato un «aumento della disinformazione e della mala-informazione che diventa difficile da controllare». X poi ha progressivamente alimentato il principio dell’autogestione con le “Note della collettività”, senza alcun controllo delle informazioni da parte di enti esterni. La sfida della ‘moderazione’ è quella di tutte le piattaforme e si può affrontare con modelli standard, con maggiore trasparenza e responsabilità e con un numero adeguato di persone che – grazie all’intelligenza artificiale – possano garantire un processo all’altezza del compito. Adesso, con la stessa IA come strumento di disinformazione difficile da gestire, queste piattaforme ne pagano le conseguenze e potremmo assistere all’uso dell’intelligenza artificiale che frena fake news contro la stessa intelligenza che le diffonde».
Mentre in alcune aree del mondo nascono startup innovative, in Europa si producono regolamenti. Conclude Franz Russo: «Dobbiamo ritenerci fortunati a essere nell’Unione europea proprio perché siamo in grado di sopperire alla mancanza di sviluppo di aree tecnologicamente avanzate con la capacità di elaborare norme all’avanguardia che sono poi prese a esempio altrove. È vero, non abbiamo la nostra Silicon Valley. Esistono delle aree nell’Ue dove si cerca di fare innovazione, ma sono tentativi non paragonabili a quelli negli Usa. Però possiamo offrire il nostro contributo affinché l’innovazione e le tecnologie del momento (intelligenza artificiale in primis) vengano regolate in modo da produrre effetti che possano giovare a tutti. Tenendo ben presente che i fruitori principali (non finali) sono i cittadini».
di Antonluca Cuoco
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