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I politici si prendono in giro da soli, parla Luca Bizzarri

Le parole del comico genovese Luca Bizzarri, attualmente impegnato in teatro con lo spettacolo “Non hanno un amico”, che nasce dall’omonimo podcast di successo

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Luca Bizzarri è attualmente impegnato in teatro con lo spettacolo “Non hanno un amico”, che nasce dall’omonimo podcast di successo (una media giornaliera di 50mila ascolti e un milione di streaming al mese). Una narrazione sulla comunicazione politica, i fenomeni sociali e i costumi, in un continuo pendolarismo fra nostalgia del Novecento e desiderio di innovazione tecnologica e sociale. Con Paolo Kessisoglu, Bizzarri forma da tempo una coppia dello spettacolo fra le più apprezzate. La loro è una comicità che si sostanzia in una satira in cui la politica ha un ruolo centrale. «Siamo molto grati all’attuale classe politica che ci fornisce tanto di quel materiale da costringerci a scegliere fra un’offerta così ampia e per altro gratuita» ci dice. «Tanta buona roba resta – ahimé – fuori dai nostri interventi. L’ultima in ordine di tempo è stata l’incipit della scorsa copertina di “DiMartedì” (il programma settimanale su La7, ndr.): ha voluto regalarcela il ministro Lollobrigida con l’obbligo di inserire soltanto formaggi italiani nei menu dei ristoranti. Di fronte a uscite così non devi far altro che riprenderle. Praticamente i nostri interventi sono già scritti: una cosa peraltro un po’ mortificante, per un autore. C’è il rischio di ridursi a semplici scribi e di invidiare chi ha molta più inventiva e creatività di noi». A proposito di invidia, ne prova almeno un po’ per i tanti querelati da esponenti di questo governo? «Altroché, tanta. Ma mi consolo con quelle già prese. Diciamo che ho già dato».

Classe 1971, genovese e genoano, Bizzarri si è fatto conoscere su più livelli artistici: dal teatro al cinema alla tv. Per non farsi mancare niente, nel 2020 ha pubblicato anche un romanzo (“Disturbo della pubblica quiete”) che ha una genesi particolare: «Sono partito dal racconto di un mio amico poliziotto: una storia vera. Ma le cose non stavano proprio così. L’ho scoperto quando è uscito il libro e il mio amico non era più in servizio attivo. Diciamo che la storia era stata aggiustata. Il libro non era modificabile». Una vicenda dalle venature drammatiche, come spesso accade ai ‘comici’ (virgolette necessarie nell’auspicio che la distinzione fra generi attorali declini una buona volta, com’è da sempre nel mondo anglosassone. Un attore è un attore. Punto). Una curiosità: ma al suo pastore tedesco ha dato il nome di Smog perché così se lo becca tutto lui? «Non ci avevo pensato, ma lo amo troppo per fargli una cattiveria del genere. Farei il contrario piuttosto per salvaguardare lui. Quel nome in realtà è un omaggio, un atto di amore nei confronti di un altro cane che si chiamava così: il setter inglese di mio nonno con cui sono praticamente cresciuto».

La carriera di Bizzarri come attore cinematografico parte da “E allora Mambo!”, film di venticinque anni fa: «Una grande esperienza per tutti. Fu il debutto nel cinema per il produttore, il regista, lo sceneggiatore e per me stesso. Una grande avventura che mi piace ricordare come fra le più belle ed emozionanti». Il titolo di “Non hanno un amico” da cosa nasce? «È venuto da solo. È una constatazione. Certi politici non hanno nemmeno uno straccio d’amico che gli faccia notare che così non si dice, così non si fa. Durante l’ultima campagna elettorale lessi una dichiarazione esilarante che però tale non voleva essere nelle intenzioni del dichiarante. Io non ho fatto altro che copiarla e da lì è partito tutto. Come detto, di fatto devo lavorare poco. Trovo tutto già scritto. È una pesca miracolosa quotidiana. Lunga vita a certi politici».

di Pino Casamassima

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