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Fabrizio Paterlini

I tasti giusti non hanno filtri, parla il pianista Fabrizio Paterlini

La musica di Fabrizio Paterlini, uno dei pianisti italiani più noti al mondo, è stata ascoltata nel 2024 da 20 milioni di persone in 183 Paesi

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I tasti giusti non hanno filtri, parla il pianista Fabrizio Paterlini

La musica di Fabrizio Paterlini, uno dei pianisti italiani più noti al mondo, è stata ascoltata nel 2024 da 20 milioni di persone in 183 Paesi

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I tasti giusti non hanno filtri, parla il pianista Fabrizio Paterlini

La musica di Fabrizio Paterlini, uno dei pianisti italiani più noti al mondo, è stata ascoltata nel 2024 da 20 milioni di persone in 183 Paesi

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La musica di Fabrizio Paterlini, uno dei pianisti italiani più noti al mondo, è stata ascoltata nel 2024 da 20 milioni di persone in 183 Paesi

In un mondo dominato dalla parola si tende spesso a dimenticare la forza della musica nella sua forma più pura: quella strumentale. Un linguaggio universale, privo di barriere, capace di emozionare e raggiungere chiunque. Lo sa bene Fabrizio Paterlini, uno dei pianisti italiani più noti e apprezzati a livello internazionale. La sua musica è stata ascoltata da 20 milioni di persone in 183 Paesi, con un totale di 259 milioni di streamnel 2024, di cui 189 milioni su Spotify.

Il suo amore per il pianoforte è sbocciato pienamente solo in età matura, come ha raccontato a “La Ragione”: «Negli anni Novanta ho attraversato una fase fortemente influenzata dal rock: come tanti, ho avuto una band con cui sognavamo di diventare famosi. Tuttavia la mia carriera ha preso una piega più tradizionale. Ho studiato Economia, mi sono laureato e ho lavorato in azienda, pur mantenendo un legame con la musica. È stato intorno ai 35 anni che ho ripreso il pianoforte – che avevo studiato da ragazzo – e ho iniziato a comporre. Fino ad allora non avevo mai scritto nulla, ma da lì è iniziato un percorso di crescita, esperienze, errori e successi che mi ha portato a fare della musica la mia professione».

Un viaggio di oltre 15 anni di carriera, sempre da indipendente: «All’inizio è stato quasi inevitabile. Ho quasi 52 anni e, come molti della mia generazione, ho vissuto una giovinezza in cui il mercato discografico era dominato dal mito delle grandi etichette, con il vinile che aveva ancora una certa centralità. Quando nel 2007 ho iniziato a fare musica seriamente, ho scritto alle case discografiche principali (come Sony e Universal) sperando che il mio lavoro suscitasse interesse. Non ho ricevuto alcuna risposta e ho capito che non aveva senso aspettare. Così ho deciso di imparare da solo l’intero processo di pubblicazione di un disco, un percorso che mi ha appassionato».

Ora che la sua musica è ascoltata in tutto il mondo – soprattutto negli Stati Uniti, in Germania, in Francia, in Messico e nel Regno Unito – Paterlini riflette sul suo viaggio: «È affascinante pensare come lo stesso brano possa risuonare in modo diverso a seconda di chi lo ascolta, senza limiti geografici o culturali. I miei brani sono arrivati ovunque: in Cina, negli Usa e in tanti altri luoghi. Ogni tanto mi fermo e penso: “Incredibile! Mi ascoltano dall’altra parte del mondo…”. Ci sono stati momenti in cui ho davvero percepito la portata di questo risultato ed è stato emozionante. Tuttavia nel lavoro quotidiano in studio questa consapevolezza svanisce, perché il desiderio di fare di più è sempre presente. È un fuoco che non si spegne mai e che mi spinge a raggiungere un pubblico ancora più vasto».

Fra i progetti più apprezzati dal suo pubblico c’è sicuramente l’ultimo disco, dal titolo “Summer Stories”. Un album che spinge al massimo il concetto di minimalismo (con 14 tracce, ognuna della durata di poco più di un minuto) e nasce come naturale evoluzione del precedente progetto: «Questo album è la sintesi di un percorso che è iniziato nel 2020 con “Transitions”, un lavoro diviso in tre parti che ha segnato un cambiamento importante nel mio approccio alla composizione. Ho intrapreso una ricerca sull’essenza della musica, abbracciando un minimalismo estremo. La mia tecnica si basa su un processo spontaneo: mi siedo al pianoforte, registro ciò che mi arriva in quel momento e quello che resta memorizzato nel file diventa il brano. Non intervengo con editing o post-produzione: la melodia che nasce viene catturata e pubblicata così com’è. Questo approccio nasce dal desiderio di essere trasparente e onesto, offrendo alla mia audience una fotografia sonora diretta e senza filtri». Il successo di questa scelta lo ha spinto a proseguire con “Summer Stories”: «In questo progetto ho voluto non solo mantenere la purezza dell’ispirazione, ma anche rendere evidente la vicinanza temporale tra il momento di creazione e la pubblicazione. Ho completato “Summer Stories” a fine agosto dell’anno scorso e l’ho pubblicato a fine settembre. È come se avessi offerto una fotografia sonora fedele e immediata del mio stato creativo in quel periodo».

di Federico Arduini

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