Joe Barbieri e “Vulío”: “Come una carezza a una persona cara”
Joe Barbieri ci racconta la nascita dell’album “Vulío” in uscita su tutte le piattaforme il 19 aprile
Joe Barbieri e “Vulío”: “Come una carezza a una persona cara”
Joe Barbieri ci racconta la nascita dell’album “Vulío” in uscita su tutte le piattaforme il 19 aprile
Joe Barbieri e “Vulío”: “Come una carezza a una persona cara”
Joe Barbieri ci racconta la nascita dell’album “Vulío” in uscita su tutte le piattaforme il 19 aprile
Joe Barbieri ci racconta la nascita dell’album “Vulío” in uscita su tutte le piattaforme il 19 aprile
Si è fatto un gran parlare quest’anno di musica napoletana, fra la partecipazione di Geolier a Sanremo e il successo di “Mare Fuori”. Ma chiunque mastichi un po’ le sette note sa che la tradizione napoletana è tra le più importanti della nostra storia, alla base degli archetipi fondanti della canzone italiana stessa. Lo sa bene Joe Barbieri, cantautore figlio di Napoli con trent’anni di carriera e successi alle spalle, che ha deciso che fosse giunto il tempo di dedicare un disco intero alla tradizione della canzone napoletana, alla sua storia e ai suoi capolavori: “Vulío”, in uscita su tutte le piattaforme dal 19 aprile.
«Fare questo disco è stata un’esigenza. Il titolo significa desiderio, come quello che ho sempre custodito: registrare un album del genere. È un modo per dire grazie per tutto quello che la musica napoletana è sempre stata per me e un gesto d’amore e gratitudine, come una carezza sul viso di una persona cara che conosci da sempre» ci dice Barbieri. Il disco contiene sedici brani tratti dal vasto repertorio napoletano – da “Era de maggio” a “Nun te scurda’” fino a “Lazzarella” – registrati in presa diretta, riletti e interpretati per mezzo di arrangiamenti dosati. Barbieri è accompagnato dalla chitarra manouche di Oscar Montalbano e dalla DBguitar di Nico Di Battista. «Si tratta di un disco intimista, che si rifà più alla lezione di Roberto Murolo che a quella di altri interpreti importanti. Sono canzoni talmente meravigliose che quanto più le spogli, tanto più rivelano il loro contenuto più scintillante. A Napoli esiste da sempre la tradizione della posteggia e dei posteggiatori, ovvero quei chitarristi che si muovono tra i tavoli dei ristoranti suonando la canzone classica in cambio di una mancia. Noi ci sentiamo un po’ tre posteggiatori, fieramente eredi di questa attitudine» confida.
Nessun dubbio sulla scelta dei brani: «Non è stata dolorosa perché eravamo fin da subito consapevoli della vastità del repertorio e dell’impossibilità di offrire un quadro completo della canzone napoletana: siamo arrivati fino agli Almamegretta, all’ultimo Enzo Avitabile, fino a dieci anni fa. Ma è un territorio in continuo mutamento: la canzone si è trasformata, ha proposto e sta proponendo ancora oggi delle cose nuove. Abbiamo scelto semplicemente i brani che affioravano dalle nostre chitarre in maniera spontanea. Poi nulla vieta, un domani, di pensare a un secondo volume…».
Il disco è inoltre impreziosito dall’inedito “Vulesse ’o cielo” scritto dallo stesso Barbieri: «Sono stato immerso in tanta bellezza per molti mesi, mentre lavoravo e pensavo a questo album. A un certo punto è arrivata questa canzone, quasi come fosse sospesa nell’aria e aspettasse soltanto di essere afferrata. Ed è nata senza traumi: alcuni brani semplicemente devono nascere, devono esistere. Hai la sensazione chiara che sia necessario».
di Federico Arduini
La Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!
-
Tag: musica, Musica italiana
Leggi anche