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L’inclusione è un investimento, parla il ministro per le Disabilità Alessandra Locatelli

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Il ministro per le Disabilità, Alessandra Locatelli, rivendica lo stato di avanzamento della riforma e respinge l’idea che il percorso sia in affanno. Le sue parole

Alessandra Locatelli

L’inclusione è un investimento, parla il ministro per le Disabilità Alessandra Locatelli

Il ministro per le Disabilità, Alessandra Locatelli, rivendica lo stato di avanzamento della riforma e respinge l’idea che il percorso sia in affanno. Le sue parole

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L’inclusione è un investimento, parla il ministro per le Disabilità Alessandra Locatelli

Il ministro per le Disabilità, Alessandra Locatelli, rivendica lo stato di avanzamento della riforma e respinge l’idea che il percorso sia in affanno. Le sue parole

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AUTORE: Anna Germoni

Il ministro per le Disabilità, Alessandra Locatelli, rivendica lo stato di avanzamento della riforma e respinge l’idea che il percorso sia in affanno. Due gli snodi decisivi: la riforma della presa in carico delle persone con disabilità e il riconoscimento del caregiver familiare, indicati come elementi inseparabili di un unico disegno, pensato per garantire equità e continuità di servizi.

Alla domanda su cosa sia stato concretamente fatto, il ministro parte dalla sperimentazione: «Alle 20 Province già coinvolte se ne aggiungeranno altre 40 nei primi mesi del 2026. È un passaggio necessario per ampliare la copertura territoriale, rafforzare la formazione e consolidare le pratiche migliori» spiega. La scadenza resta dicembre 2026, termine entro il quale dovranno essere completate sperimentazione, formazione e nuove procedure. Locatelli assicura che «subito dopo partirà l’implementazione su tutto il territorio nazionale», con attenzione a evitare disparità regionali. Resta il nodo della tenuta complessiva del sistema e della capacità di evitare che la riforma proceda a macchia di leopardo.

Tra le priorità politiche c’è il riconoscimento del caregiver familiare, che diventa uno dei pilastri della riforma. «Questa volta partiamo da risorse certe: 257 milioni di euro già stanziati in legge di bilancio» sottolinea Locatelli. La misura riguarda il caregiver convivente prevalente, «una persona che non chiede di essere sostituita ma accompagnata», valorizzando il contributo quotidiano spesso invisibile. Alle critiche di chi teme l’ennesimo intervento parziale, il ministro replica parlando di «un sistema a tutele differenziate». L’iter parlamentare, aggiunge, «potrà migliorare il testo, ma l’obiettivo è arrivare finalmente a un punto fermo». Questo è stato possibile grazie a un lavoro di mediazione: «Per la prima volta abbiamo un disegno di legge condiviso, frutto di un tavolo che ha coinvolto oltre cinquanta soggetti tra famiglie, associazioni e territori. Non è la proposta ideale di qualcuno, è un punto di equilibrio che consente di procedere con maggiore sicurezza».

Sul fronte delle procedure di valutazione, si segnalano ritardi e disomogeneità territoriali, con il rischio di diritti diversi a seconda della Regione di residenza. Locatelli riconosce la criticità ma replica: «Non sono le procedure ad aver creato i ritardi. Nella prima fase, con le prime nove Province, sono emersi problemi tecnici e informatici, superati grazie al confronto tra Inps, medici di base, Ordine dei medici e amministrazioni competenti». In questo contesto s’inserisce anche il rapporto con le federazioni rappresentative. Ledha e Fish hanno sollevato rilievi su tempi e burocrazia, chiamando in causa le amministrazioni regionali. Alla domanda se tali critiche siano state sottovalutate, Locatelli ricorda l’incontro in Lombardia: «Ci siamo confrontati sulle procedure e ci siamo allineati, sia nell’interesse delle federazioni sia per consentire loro di accompagnare al meglio la fase di formazione e sperimentazione».

Il capitolo caregiver resta il più sensibile e decisivo per la credibilità della riforma. Negli ultimi dieci anni decine di proposte di legge sono rimaste lettera morta e molte famiglie temono un nuovo rinvio. «È vero» ammette il ministro, «ma oggi partiamo da risorse dedicate e da un impianto normativo condiviso, con regole più chiare e strumenti di monitoraggio efficaci. Questo cambia radicalmente il quadro, permettendo maggiore trasparenza e supporto concreto alle famiglie».

Infine il lavoro, componente essenziale del “Progetto di vita”. Le imprese chiedono procedure più snelle e meno frammentazione normativa. Locatelli insiste su un cambio di paradigma – «Le persone con disabilità, soprattutto intellettiva, hanno competenze e talenti spesso sottovalutati. L’inclusione lavorativa non è assistenza, è investimento» – e annuncia il bando “Vita e Opportunità”, da oltre 370 milioni di euro. «È così che il “Progetto di vita” diventa concreto e non resta uno slogan» conclude Alessandra Locatelli.

di Anna Germoni

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