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La mia nuova idea di me, parla Pino D’Angiò

Pino D’Angiò – all’anagrafe Giuseppe Chierchia – con la musica ha venduto milioni di dischi in Italia e all’estero

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Ma quale cantante? A Pino D’Angiò – all’anagrafe Giuseppe Chierchia, 71 anni da Pompei – è una definizione che sta stretta. Con la musica ha venduto milioni di dischi in Italia e all’estero ed è diventato a suo modo un’icona. E oggi preferisce essere considerato un artista a tutto tondo: «Per fare il cantante non ci vuole niente, basta un microfono da 20 euro e un amplificatore. Cantante è chi canta e basta, lo può fare chiunque. Ma a prescindere, non avrei mai pensato di fare questo nella vita».

E infatti è nato tutto per caso quando, poco più che ventenne studente di medicina, scriveva canzoni irriverenti da far ascoltare agli amici. Poi arrivò il produttore Ezio Leoni che, dopo averlo ascoltato in un club di Firenze, decise di lanciarlo. «Per me è stato sempre un gioco. A 26 anni ho vinto il primo Disco d’oro, l’ho appeso a casa e mio padre mi ha detto “Sì, bello, ma quando ti trovi un lavoro vero?”. Quella frase l’ho avuta sempre in testa, fino a oggi» ricorda D’Angiò. Nel frattempo i Dischi d’oro si sono moltiplicati, i suoi successi sono ancora ascoltatissimi, anche tra i più giovani.

Sui social spopola la sua “Ma quale idea”, che ha portato sul palco di Sanremo 2024 in una versione fortemente rivisitata insieme ai Bnkr44: «È stata un’esperienza divertente. Con loro mi sono trovato subito bene, caratterialmente siamo simili. Cantare a Sanremo una canzone scritta quarant’anni fa è una cosa che non mi sarei mai aspettato. Non so spiegarmi il motivo per cui ancora oggi ho così successo: capita e basta, senza troppe chiacchiere».

Nel 1981, con aria da sbruffone e sigaretta sempre accesa, cantava di un ‘dritto’ in pista da ballo nell’immortale “Ma quale idea”, contenuta nell’ancora oggi vendutissimo album “Balla!”: «Quella canzone è nata per gioco, così come tutte quelle scritte all’epoca. Ero uno studentello universitario che si divertiva a suonare per gli amici» ricorda. In realtà, dietro a quel ragazzo strafottente che abborda una ragazza «con lo sguardo da serpente» si nasconde altro: «È la storia di un perdente, uno che va in discoteca e pensa di fare chissà cosa e poi non conclude un fico secco. Ma tutte le mie canzoni parlano di perdenti. Forse i ragazzi di oggi si affezionano a un personaggio così, affettuosamente patetico».

A quella canzone deve il suo successo internazionale, ma Pino D’Angiò è anche altro: conduttore radiofonico, scrittore di racconti, poeta. Anche attore mancato: Zeffirelli gli fece un provino per un film che non venne mai girato. Poi è arrivata la malattia a stravolgere tutto: prima il tumore alla gola, poi quello ai polmoni. Un’operazione dopo l’altra, il fiato che manca: «Per fortuna ho avuto così tanto da fare negli ultimi anni che non ho avuto molto tempo per pensarci. Se non fosse stato così sarei rimasto a casa a guardare il muro e forse la depressione mi avrebbe accerchiato».

A 71 anni Pino D’Angiò sorride: «Finora in Italia ero considerato un prodotto di nicchia, ora sono famoso. Questa cosa mi diverte». E guarda al futuro: «Alcuni giovani cantanti mi hanno proposto una collaborazione, vediamo cosa succederà…».

di Giacomo Chiuchiolo

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