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Francesco Manfredelli

La mia passione in punta di dito, parla Francesco Manfredelli, campione del mondo di Calcio da tavolo (Subbuteo)

Le parole di Francesco Manfredelli, il 16enne studente napoletano fresco campione del mondo di Calcio da tavolo (l’evoluzione dell’intramontabile Subbuteo)

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La mia passione in punta di dito, parla Francesco Manfredelli, campione del mondo di Calcio da tavolo (Subbuteo)

Le parole di Francesco Manfredelli, il 16enne studente napoletano fresco campione del mondo di Calcio da tavolo (l’evoluzione dell’intramontabile Subbuteo)

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La mia passione in punta di dito, parla Francesco Manfredelli, campione del mondo di Calcio da tavolo (Subbuteo)

Le parole di Francesco Manfredelli, il 16enne studente napoletano fresco campione del mondo di Calcio da tavolo (l’evoluzione dell’intramontabile Subbuteo)

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Le parole di Francesco Manfredelli, il 16enne studente napoletano fresco campione del mondo di Calcio da tavolo (l’evoluzione dell’intramontabile Subbuteo)

A 16 anni è riuscito a realizzare il sogno della generazione cresciuta tra gli anni Settanta e Ottanta, quando il Subbuteo era un contenitore di competizione e passione, un pezzo della cultura popolare italiana del Novecento ma anche il trionfo della manualità. Artigiani del calcio su un panno verde di un metro e mezzo: quel colpo ‘in punta di dito’ su un calciatore in miniatura ha stregato seguaci, collezionisti, innamorati del pallone. «Ma resto un figlio della mia generazione, gioco anche con i videogiochi, uso lo smartphone. Certo, grazie al Subbuteo mi sento come uno che si estranea dalla massa» racconta a “La Ragione” Francesco Manfredelli, il 16enne studente napoletano fresco campione del mondo di Calcio da tavolo (evoluzione dell’intramontabile Subbuteo) nella competizione da poco disputata a Tunbridge Wells, la località inglese dove 75 anni fa nacque il gioco (denominato inizialmente The Hobby).

Fu un impiegato dell’ufficio pensioni di Londra e appassionato di ornitologia, Peter Adolph, a brevettare il gioco da tavolo con il nome di Subbuteo, salvo poi scoprire che non era registrabile perché corrispondeva anche alla denominazione di un raro tipo di falco. Ecco quindi che in inglese divenne Eurasian Hobby, con la nascita di un’industria che si diffuse un paio di decenni dopo nel Regno Unito e poi nel resto d’Europa. Nel 1968 il creatore del gioco accettò l’offerta d’acquisto del gigante del gaming Waddingtons, conosciuto soprattutto per il Monopoli. In Italia è stata l’azienda Parodi, dopo aver notato una pubblicità su un quotidiano britannico, a importare un gioco da tavolo che è decisamente nelle nostre corde: la Nazionale si è confermata campione del mondo, battendo in finale il Belgio. Sette le medaglie d’oro conquistate complessivamente dagli Azzurri, sulle dodici in palio nelle varie categorie.

«Molti pensano che il Subbuteo sia morto, ma il livello in Italia è ancora piuttosto elevato. Il mio desiderio è anzitutto di diventare un giocatore di Serie A, poi vorrei confermarmi campione del mondo. Nel frattempo dovrò riprendere gli allenamenti al Centro polifunzionale di Soccavo (periferia occidentale di Napoli), dove c’è la nostra palestra di Subbuteo. Siamo in tanti a essere uniti dalla passione, ma pochi immaginano che dietro a un successo come questo ci siano allenamento, tattica, lavoro quotidiano» aggiunge il neo campione del mondo under 16. «All’inizio quello per il Subbuteo era per me soltanto una rappresentazione in miniatura di un vero campo di serie A dove provare a mettere in pratica quello che sognavo di fare nel calcio reale. Poi, salendo il livello, ho cominciato a concentrarmi soltanto sulle dinamiche specifiche del gioco ‘in punta di dito’, perché il livello e la competizione sono molto elevati e dunque occorre essere molto preparati».

La passione di Manfredelli è stata alimentata alla scuola di Massimo Bolognino, conosciuto come ‘il Maradona del Subbuteo’, 24 titoli mondiali in poco più di 30 anni di carriera, un virtuoso del panno verde che esordì in un torneo cui si prendeva parte compilando una cartolina allegata al “Guerin Sportivo”. Il suo giovanissimo allievo sogna ora di ripercorrerne le orme.

di Nicola Sellitti

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