L’adolescenza nascosta, la trilogia di Luca Ciriello
Con il docufilm “API”, il regista – fondatore di “Lunia Film” e membro dell’European Film Academy – racconta un altro volto degli adolescenti italiani
L’adolescenza nascosta, la trilogia di Luca Ciriello
Con il docufilm “API”, il regista – fondatore di “Lunia Film” e membro dell’European Film Academy – racconta un altro volto degli adolescenti italiani
L’adolescenza nascosta, la trilogia di Luca Ciriello
Con il docufilm “API”, il regista – fondatore di “Lunia Film” e membro dell’European Film Academy – racconta un altro volto degli adolescenti italiani
Con il docufilm “API”, il regista – fondatore di “Lunia Film” e membro dell’European Film Academy – racconta un altro volto degli adolescenti italiani
Piaggio ha comunicato ufficialmente che non produrrà più api in Italia, il noto veicolo a tre ruote, simbolo del design italiano famoso in tutto il mondo. Di quel pezzo di storia nostrano restano ora le ultime scorte destinate alla vendita perché la produzione andrà avanti solo in India, dove per altro esiste persino una versione elettrica. Ora immaginate che quel mezzo divenuto una rarità sfrecci per le strade della Valle d’Aosta e diventi la passione di un gruppo di ragazzini della Generazione Z.
Pensare che un mezzo di trasporto così datato come l’Apecar diventi il centro del mondo di alcuni giovani, nati e cresciuti con la tecnologia a portata di mano, sembra quasi impossibile. Figurarsi immaginare altri quindicenni di Chioggia che sotto il sole cocente di ferragosto decidono di riparare i propri barchini con motore quaranta cavalli, felici e sorridenti. Eppure esistono e con loro una realtà diversa del grande “universo adolescenziale”, spesso narrato negativamente ed etichettato come la nuova generazione di scansafatiche e senza obiettivi, succube di cellulari e pc.
A raccontare questa adolescenza nascosta è il regista Luca Ciriello – classe ‘88 e fondatore della società di produzione “Lunia Film”, nonché membro della European Film Academy (EFA), già vincitore di numerosi premi con il lungometraggio “L’Armée Rouge” (Festival dei Popoli, 2020) – con il suo progetto “Trilogia dell’adolescenza”, premiato – tra i numerosi riconoscimenti ricevuti – come Best Short Documentary all’Oliympia International Film Festival (Grecia) e vincitore del Premio del pubblico al Festival Cinema Zero di Trento.
“Api” è il secondo capitolo di questo lavoro iniziato a Chioggia con “Quaranta Cavalli” (vincitore del premio Laguna Sud alle Giornate degli Autori, durante la 77esima edizione dalla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia) e che ora girerà l’Italia per essere conosciuto. Una serie di corti che ascoltano e danno voce ad un’adolescenza diversa rispetto a quella che spesso ci raccontiamo. “Il cuore di questa trilogia è l’adolescenza – ci spiega il regista Luca Ciriello – e ho voluto raccontarla attraverso i veicoli di trasporto e la velocità, vivendo a contatto con alcuni ragazzi che si riuniscono attorno ad un mezzo che diventa la loro passione e il loro modo per stare insieme”. Un viaggio lungo, lento, nel mondo adolescenziale italiano iniziato a Chioggia – perché definita “la Napoli del Nord”- che si contrappone alla frenesia che scandisce la nostra quotidianità. “Lento” perché come spiega il regista: “Nei miei lavori è la fotografia ad adattarsi a quello che succede e non il contrario. Non ho chiesto ai ragazzi di interpretare nessuna parte, semplicemente mi sono immerso nella loro vita e nella loro quotidianità e poi l’ho restituita al pubblico”. Nei due capitoli – prima a Chioggia con le barche e poi a Pollein e Charvensod, in provincia di Aosta, con gli apecar 50 truccati – Ciriello racconta un mondo adrenalinico e pieno di energia. Due realtà italiane, seppur lontane chilometri – dalla laguna veneta alle montagne impetuose della Valle D’Aosta -, unite da un filo rosso: la voglia di stare insieme.
Ora non resta che attendere il terzo capitolo della trilogia, che verrà girato in una periferia del Sud Italia. “Questi ragazzi utilizzano un mezzo per riunirsi – continua Ciriello – così come in “Quaranta cavalli” trasformano i barchini, in “Api” vengono modificate le apecar”. Mezzi che diventano un posto in cui rifugiarsi, dove i ragazzi guardano le stelle, mangiano una pizza, semplicemente si ritrovano: sviluppando sogni, interessi ed interagendo tra di loro. In questi luoghi, creati da loro e per loro, gli adolescenti trascorrono il tempo insieme, abbandonando i social e la vita virtuale per vivere la vita vera, quella reale. “Ho scelto di parlare dell’adolescenza perché credo molto nella creatività dei ragazzi che vivono un’età dove ci sono meno vincoli e meno costrizioni. E poi perché mi piace lavorare con persone che sognano. – conclude il regista – Questo perché cerco di mettere al centro dei miei film il sogno, le ambizioni, il coraggio e la voglia di fare cose impossibili”.
Di Claudia Burgio
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