Marky Ramone e l’eredità dei Ramones: “Siamo rimasti sempre noi stessi”
Domani sera, 9 luglio, al Circolo Magnolia di Milano, Marky Ramone, batterista del leggendario gruppo, torna in Italia

Marky Ramone e l’eredità dei Ramones: “Siamo rimasti sempre noi stessi”
Domani sera, 9 luglio, al Circolo Magnolia di Milano, Marky Ramone, batterista del leggendario gruppo, torna in Italia
Marky Ramone e l’eredità dei Ramones: “Siamo rimasti sempre noi stessi”
Domani sera, 9 luglio, al Circolo Magnolia di Milano, Marky Ramone, batterista del leggendario gruppo, torna in Italia
Quando si pensa alla musica punk rock è impossibile non citare i Ramones, tra le band più influenti di sempre. Questa sera, 9 luglio, al Circolo Magnolia di Milano, Marky Ramone, batterista del leggendario gruppo, torna in Italia per un imperdibile live con la sua band Marky Ramone’s Blitzkrieg. Un’occasione per scambiare quattro chiacchiere con lui, partendo dal segreto del successo della band con cui è entrato nella Rock and Roll Hall of Fame.

I Ramones hanno scritto un capitolo fondamentale nella storia del rock. Cosa ricordi con più affetto di quegli anni? Cosa pensi sia stata la scintilla che vi ha resi un punto di riferimento così iconico?
Sono entrato nei Ramones nel 1978 e loro erano già stati in Inghilterra per la prima e la seconda volta; ma io ho iniziato a registrare e a fare tournée proprio durante il loro tour più grande in Europa (1978) e a livello mondiale (periodo End of the Century).
Credo che la chiave del nostro successo sia stata che non abbiamo mai cambiato la nostra identità come band, anche se a volte i media non sono stati molto amichevoli con noi.
Avevamo un look unico, un sound unico e un modo unico di stare nel mondo della musica: nessun compromesso, solo portare avanti le nostre idee. E questa è – ed è ancora – la ragione del nostro successo.
Quali musicisti pensi abbiano avuto la maggiore influenza sui Ramones?
Siamo stati tutti ispirati dai grandi musicisti e band tra la fine degli anni Cinquanta e la fine dei Sessanta, come Chuck Berry, Little Richard, Buddy Holly, Gene Pitney, Roy Orbison, Elvis, i suoni della Motown, la British Invasion, The Who, i Beach Boys.
Ma fin dall’inizio volevamo avere un nostro sound e uno stile di scrittura: basta con le canzoni di 15 minuti, 2 minuti sono sufficienti per dire quello che vuoi dire; basta con assoli di chitarra e batteria, suonare in modo semplice così che tutti possano farlo.
Pensi che esistano dei “nuovi Ramones” nella scena musicale attuale?
Se intendi “nuove buone band punk”, sì ce ne sono molte e non voglio citarne nessuna in particolare perché non voglio dimenticarne altre. Se invece intendi “nuove band che hanno avuto lo stesso impatto sulla scena musicale dei Ramones”, purtroppo la mia risposta è negativa.
Secondo te, qual è la differenza più grande tra il mondo della musica di allora e quello di oggi?
La differenza più grande è Internet, che ha aspetti positivi e negativi.
La parte bella è che la musica è così accessibile, non devi aspettare per ascoltarla, la musica è nelle tue mani. Ma, dall’altra parte, la vendita di dischi non è più l’attività principale per un artista.
E questo significa anche che spesso le persone conoscono solo qualche hit di una band o di un cantante e ignorano il resto della discografia. Una volta dovevi produrre un grande album con 5-6 potenziali hit; oggi, ci sono molte hit singole e a nessuno importa del resto.
Secondo te, cosa manca alla nuova generazione di musicisti?
Non lo so esattamente, ma ho la sensazione che molti nuovi musicisti sembrino seguire un cliché invece di cercare di essere originali. E questo è un grande errore, perché sembrano sempre una brutta copia.
Com’è stato il tuo rapporto con i fan nel corso degli anni e come lo vivi oggi?
I fan dei Ramones erano unici, avevamo Fan Club in tutto il mondo e molti dei loro membri seguivano i nostri tour come fosse una “religione”.
I nostri vecchi fan vengono ancora ai miei concerti e portano anche i loro figli.
Ciò che mi rende felice è vedere anche tanti giovani ai miei show. Non hanno mai avuto la possibilità di vedere i Ramones ma cantano tutto il set.
Abbiamo dedicato ai nostri fan alcune delle nostre grandi canzoni, e per me è sempre un piacere incontrare i vecchi amici e conoscere nuovi giovani fan.

Marky, quando è nato il progetto Blitzkrieg e quali obiettivi avevi in mente?
Dopo la fine dei Ramones mi sentivo ancora troppo giovane per andare in pensione, quindi ho iniziato a pensare ai miei progetti personali. Ho avuto una grande band chiamata Marky Ramone & the Intruders e anche un programma su Sirius XM; ma ho sempre pensato che alla gente mancasse troppo la musica dei Ramones, così più tardi, intorno al 2005/2006 – non ricordo esattamente – ho avviato i Marky Ramone’s Blitzkrieg per portare avanti l’atmosfera live di uno show dei Ramones.
La band ha avuto diversi membri negli anni, fino al 2018, quando Pela e Martin si sono uniti a Marcelo e a me. Ora siamo molto forti e facciamo un set ad alta energia con 34 canzoni dei Ramones. Abbiamo recentemente registrato il nostro primo 12” con cover di classici.
Torni spesso in Italia. Cosa ti lega al nostro paese?
Negli ultimi anni sognavo di prendere una casa in un posto tranquillo in Italia, volevo un luogo dove rilassarmi dalla vita frenetica di New York.
Il sogno è diventato realtà e ora ho una casa italiana in Toscana, dove passo più tempo possibile.
Sono molto felice di questo, le persone sono gentili e il posto è fantastico.
E quando non voglio stare da solo, posso sempre incontrare i miei amici italiani che conosco dai tempi dei Ramones e anche tutti i nuovi amici che ho fatto da quando mi sono trasferito in Toscana. Anche il sindaco di questa città è molto gentile con noi ed è diventato un caro amico.
Il tuo rapporto con il palco è cambiato nel tempo?
Assolutamente no, ed è per questo che continuo a fare tour su tour.
Ho iniziato a suonare nelle band rock quando ancora andavo a scuola, ma ancora oggi sento che la musica dal vivo è la miglior esperienza per un musicista; vedere il pubblico divertirsi, ballare e cantare è la mia energia.
di Federico Arduini
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- Tag: musica
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