MEI, un festival per l’altra musica
Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Giordano Sangiorgi, ideatore e coordinatore del MEI – Meeting delle Etichette Indipendenti, che quest’anno celebra il suo trentesimo anniversario
MEI, un festival per l’altra musica
Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Giordano Sangiorgi, ideatore e coordinatore del MEI – Meeting delle Etichette Indipendenti, che quest’anno celebra il suo trentesimo anniversario
MEI, un festival per l’altra musica
Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Giordano Sangiorgi, ideatore e coordinatore del MEI – Meeting delle Etichette Indipendenti, che quest’anno celebra il suo trentesimo anniversario
Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Giordano Sangiorgi, ideatore e coordinatore del MEI – Meeting delle Etichette Indipendenti, che quest’anno celebra il suo trentesimo anniversario
È partita ieri la nuova edizione del MEI – Meeting delle Etichette Indipendenti, la principale rassegna dedicata alla musica indipendente ed emergente italiana. L’evento si terrà fino a domani, 6 ottobre, nelle piazze centrali di Faenza, nel ravennate, una delle aree più colpite dalla recente alluvione. Abbiamo fatto quattro chiacchiere con Giordano Sangiorgi, ideatore e coordinatore della rassegna, che quest’anno celebra il suo trentesimo anniversario, per scoprire le novità di questa edizione. “Abbiamo scelto di mettere al centro il tema dell’alluvione, raccogliendo e diffondendo l’appello a donare per la nostra città”, ha spiegato Sangiorgi. “Vista la situazione, abbiamo dato maggiore attenzione al territorio locale, con una proposta che valorizza in modo unitario tutte le varie espressioni culturali, musicali e sociali di Faenza e della Romagna.”
Il MEI, da sempre, è un punto di riferimento per i giovani: “Siamo rimasti colpiti dalla forte partecipazione della Generazione Z. Abbiamo lanciato un bando molto semplice che chiedeva: ‘Vuoi partecipare al MEI e suonare? Mandaci la tua proposta.’ Abbiamo ricevuto oltre 700 candidature da artisti under 25, e altrettante proposte da gruppi emergenti supportati da etichette e festival. Questo dimostra che, nonostante il MEI stia per festeggiare trent’anni, rimane nel cuore dei più giovani.” Sangiorgi ha proseguito spiegando l’importanza del MEI come alternativa alla musica commerciale: “Oggi questo tipo di alternative ha sempre meno spazi e il MEI è probabilmente visto come un’oasi di libertà creativa. Nel mainstream commerciale, gli artisti ai vertici delle classifiche fanno canzoni banali per le piattaforme di streaming, brani che durano meno di due minuti, con basi elettroniche tutte simili e testi altrettanto semplici, da cantare con lo smartphone in mano, come in una sorta di villaggio vacanze collettivo.”
Alla domanda su cosa sia cambiato nel rapporto tra industria e indipendenti, Sangiorgi ha risposto: “Come in molti altri settori, il mercato digitale, attraverso gli algoritmi, ha imposto le proprie regole. Hanno scoperto che il modello delle canzoni usa e getta costa poco e rende molto, ma questo ha marginalizzato la maggioranza delle musiche ascoltate e prodotte dai giovani. Si sono così creati due mercati completamente separati: il primo è quello dell’intrattenimento da ‘villaggio vacanze’, che ha la sua legittimità, dato che la musica può essere anche divertimento. Il secondo è rappresentato dall’85% delle produzioni italiane, realizzate da giovani e meno giovani che fanno musica e partecipano a contest, festival e rassegne nei club. Un patrimonio culturale musicale, comprese le musiche regionali, che rischia di scomparire.”
Negli anni, il MEI ha promosso diverse iniziative per sostenere sia i club che i festival, chiedendo, ad esempio, un riconoscimento governativo per i primi, simile a quello per i musei, e cercando di ottenere il pieno inserimento dei festival nel FUS (Fondo Unico per lo Spettacolo). Ma non solo: “Per limitare l’invasione del digitale, abbiamo segnalato alle autorità antitrust l’abuso di posizione dominante da parte di alcune piattaforme di streaming. L’Autorità Antitrust ha accolto le nostre osservazioni e ci ha risposto proprio in questi giorni.” Sangiorgi ha infine sottolineato come la musica dal vivo sia stata duramente colpita da vari fattori, soprattutto le piccole realtà: “Il Covid e la crisi economica hanno avuto un impatto devastante, aggravato dai crescenti costi necessari per adeguarsi alle normative per gli eventi dal vivo. Inoltre, oggi i grandi artisti sono costantemente in tour, a differenza del passato, poiché i guadagni dalle uscite musicali sono diminuiti, e gli artisti cercano di compensare con i concerti. Questo ha portato a una situazione in cui 4 o 5 grandi agenzie multinazionali monopolizzano il settore dei live, cercando di controllare il digitale, gli spazi mediatici e i concerti, mentre in passato vi era maggiore rispetto per gli indipendenti. Durante l’epoca del supporto fisico, gli indipendenti erano riusciti a conquistare una quota significativa del mercato, arrivando a rappresentare fino al 25% del mercato fisico.”
di Federico Arduini
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Tag: musica, Musica italiana
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