Mille racconta “Risorgimento”: “Dentro c’è la mia rivoluzione”
Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Mille sul suo disco “Risorgimento” e sul tour imminente: “Quando canto queste canzoni ho la percezione di fare esattamente ciò che devo fare”

Mille racconta “Risorgimento”: “Dentro c’è la mia rivoluzione”
Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Mille sul suo disco “Risorgimento” e sul tour imminente: “Quando canto queste canzoni ho la percezione di fare esattamente ciò che devo fare”
Mille racconta “Risorgimento”: “Dentro c’è la mia rivoluzione”
Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Mille sul suo disco “Risorgimento” e sul tour imminente: “Quando canto queste canzoni ho la percezione di fare esattamente ciò che devo fare”
Una delle penne più interessanti della nuova scena cantautorale italiana, capace di intrecciare con naturalezza ironia e disincanto, fragilità e forza. Stiamo parlando di Mille – al secolo Elisa Pucci – che con il suo nuovo lavoro “Risorgimento” ha firmato un disco che raccoglie due anni di scrittura e che intreccia in modo raffinato rock, lampi punk ed esplorazioni elettroniche.
Il suo è un racconto sincero e diretto: «Dal 2023 al 2024 ho fatto quasi 90 concerti, riprendendo quella che è sempre stata la mia attitudine musicale: suonare dal vivo. Del resto ho sempre concepito la musica in questo modo: non sono una beatmaker (un produttore specializzato in basi musicali per hip-hop, trap o rap, ndr.), ma una musicista. Poi nel 2024 ho deciso di fermare per un attimo l’attività dal vivo perché avevo voglia di registrare qualcosa che mi rappresentasse di più, in un minutaggio più congruo rispetto a ciò che avevo da dire». E ne è venuto fuori questo nuovo disco. «L’ho scritto tutto con Umberto Primo, che è il produttore, batterista e autore con cui lavoro da sempre, cucendo il vestito di ogni brano in studio, suonando. Sono tornata alle mie origini: la scrittura dal vivo, la prova del nove del “Suoniamo e vediamo che succede”».

Il risultato è un album che racchiude i frutti di un profondo cambiamento: «Nei mesi di scrittura sono successe tante cose nella mia vita, mi sono rivoluzionata professionalmente e sentimentalmente, ho cambiato casa. Tutto questo l’ho messo nel disco che dunque è davvero una cronaca di quei mesi. Quello che è successo è il frutto di tanta semina, non soltanto musicale ma anche personale. Le rivoluzioni non arrivano mai da un giorno all’altro: sono il risultato di un’evoluzione lenta, come le placche tettoniche che formano una nuova geografia». La scelta del titolo non è pertanto casuale, come ogni concept che si rispetti: «“Risorgimento” è una parola che guarda al passato senza negarlo, con l’obiettivo di approdare a un futuro diverso. Com’è arrivata? Una volta una persona con cui stavo parlando di ciò che stavo vivendo mi ha detto: “Beh, stai attraversando un bel risorgimento!”. E lì ho avuto un’illuminazione. Quella parola mi ha aiutato a contemplare e accettare i cambiamenti, nel bene e nel male».

Tra le peculiarità della scrittura di Mille c’è indubbiamente la scelta di un linguaggio diretto, figlio di una penna sincera, priva di sovrastrutture e calcoli. Il risultato sono canzoni in cui raramente capita vi sia qualcosa in cui non ritrovarsi. E musicalmente parlando ci sono dentro anni di ascolti dai mondi più disparati: «Sono nata nel 1984, quindi sono cresciuta con un certo tipo di musica. Nel disco c’è quello che ho ascoltato da quando ero piccola: Antonello Venditti, Lucio Dalla, Franco Battiato, Giuni Russo, Matia Bazar, Antonella Ruggiero, Caterina Caselli. Poi, negli anni Novanta, chi non ha mai indossato una camicia a scacchi per imitare i Nirvana? Quando ho iniziato a suonare in una band i Muse, gli Incubus, i Radiohead erano la musica per antonomasia. Tutto questo è parte di me, come il dialetto: a volte lo fai sentire e altre volte no, ma te lo porti sempre dietro».
Mille sarà in tour dal 7 novembre con una ‘data zero’ al “Druso” di Bergamo, prima dell’inizio vero e proprio l’11 alla “Santeria Toscana 31” di Milano. Non vede l’ora: «Ho preparato la scaletta dei live un attimo dopo aver finito il disco, attendo questo tour da marzo scorso: già allora avevo in mente come iniziare lo spettacolo, come costruirne lo svolgimento, i momenti di interazione col pubblico. Quando canto queste canzoni ho la percezione di fare esattamente ciò che devo fare».
di Federico Arduini
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- Tag: musica
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