Musica e matematica in armonia, parla la pianista e docente universitaria Ingrid Carbone
Le parole di Ingrid Carbone, pianista concertista e docente universitaria di Matematica. Una figura rara nel panorama culturale internazionale, ecco perché
Musica e matematica in armonia, parla la pianista e docente universitaria Ingrid Carbone
Le parole di Ingrid Carbone, pianista concertista e docente universitaria di Matematica. Una figura rara nel panorama culturale internazionale, ecco perché
Musica e matematica in armonia, parla la pianista e docente universitaria Ingrid Carbone
Le parole di Ingrid Carbone, pianista concertista e docente universitaria di Matematica. Una figura rara nel panorama culturale internazionale, ecco perché
In Italia si tende spesso a dimenticare le nostre eccellenze in ogni ambito, soprattutto in quello artistico. Eppure, accanto alle storie di rinunce e di sacrifici in nome dell’arte, ci sono anche percorsi che dimostrano come la passione possa dialogare con il rigore e come la creatività non escluda la scienza, ma anzi possa nutrirsene.
È il caso di Ingrid Carbone, pianista concertista e docente universitaria di Matematica, una figura rara nel panorama culturale internazionale: artista e ricercatrice, capace di passare con naturalezza dall’aula di un ateneo a un palcoscenico in Europa, Asia o Medio Oriente. Le sue incisioni per l’etichetta giapponese Da Vinci Publishing hanno ottenuto due nomination agli International Classical Music Awards e otto riconoscimenti dai Global Music Awards, confermando una carriera costruita con talento, sensibilità e una visione fuori dagli schemi.
Ma quello che colpisce, incontrandola, è la serenità con cui parla di questi due mondi – la musica e la matematica – come se fossero, in fondo, due linguaggi diversi per esprimere la stessa armonia: «L’ho capito con chiarezza nel 2019, durante una tournée in Cina, poco prima della pandemia. Dovevo tenere alcune lezioni per docenti di pianoforte. Mi chiesero di preparare delle presentazioni sulla pedagogia musicale italiana. All’inizio ero spaventata, ma poi mi sono resa conto che organizzare quei discorsi, strutturarli, illustrarli al pianoforte mi veniva naturale. Era lo stesso metodo che uso nella matematica: analisi, chiarezza, logica. Da lì ho capito che queste due parti di me dialogano perfettamente» ci ha raccontato Ingrid Carbone.
Da quel giorno i suoi concerti sono diventati un’occasione per raccontare al pubblico l’universo che si nasconde nelle pieghe delle partiture non solo tramite la vibrante musica del pianoforte, ma anche per mezzo delle parole: «Nei miei concerti racconto i brani mentre li suono, li spiego al pubblico. Non come nelle lezioni-concerto tradizionali, in cui la parte parlata è separata da quella eseguita, ma integrando racconto e musica. È un metodo che deriva proprio dal mio modo di spiegare la matematica agli studenti».
L’insegnamento all’università è stato senza dubbio una palestra: «Lo faccio ormai da tanti anni e quasi sempre ai ragazzi del primo anno. Arrivano da percorsi diversi e il mio obiettivo è appassionarli. La matematica è considerata difficile, come la musica classica. Ma non è vero che entrambe siano per pochi: sono soltanto state comunicate male. A me piace rompere il ghiaccio, mostrare che chi suona o insegna non è su un piedistallo».
Quando si pensa al mondo della musica classica, lo si racconta spesso come un mondo elitario. Tutto però sta nel far conoscere, nel raccontare: «È un atteggiamento che ha creato distanza. E così oggi la musica classica viene percepita come qualcosa di riservato a pochi eletti. Ma non è così. È un errore culturale e comunicativo. In Italia la formazione è ancora poco flessibile. Si tende a fare sempre le cose nello stesso modo, con l’idea che “se finora è andata bene così, perché cambiare?”. Ma non è vero: in questo modo stiamo perdendo pubblico, curiosità, cultura. Bisognerebbe rischiare di più, cambiare linguaggio, raccontare».
La prova che sperimentare nuove strade premia è nello sguardo attento, rapito, del pubblico di Ingrid: «Quando suono ‘vedo’ la musica. Nella “Dante Sonata” di Liszt, ad esempio, immagino proprio Dante e Virgilio che entrano nell’Inferno: sento l’incalzare dei demoni, la tenerezza di Paolo e Francesca. Se non avessi queste immagini, non sarei in grado di trasmetterle. E il pubblico percepisce un senso, una narrazione. Se suoni senza aver capito a fondo il brano che stai eseguendo, l’ascoltatore si distrae. Se invece lo hai compreso e riesci a comunicare quel mondo, puoi star certo che il pubblico resterà con te, emozionato e partecipe».
di Federico Arduini
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- Tag: musica, università
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