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Stefania Bollati, signora Davines: “Vi spiego perché il wellfare è un tema molto business”

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Chi è convinto che profitti e sostenibilità non possano andare a braccetto dovrebbe studiarsi attentamente il caso Davines, le parole di Stefania Bollati

Stefania Bollati

Stefania Bollati, signora Davines: “Vi spiego perché il wellfare è un tema molto business”

Chi è convinto che profitti e sostenibilità non possano andare a braccetto dovrebbe studiarsi attentamente il caso Davines, le parole di Stefania Bollati

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Stefania Bollati, signora Davines: “Vi spiego perché il wellfare è un tema molto business”

Chi è convinto che profitti e sostenibilità non possano andare a braccetto dovrebbe studiarsi attentamente il caso Davines, le parole di Stefania Bollati

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In un momento storico così incerto, con le sfide legate al Green Deal a terrorizzare moltissime aziende, ci sono società che già in tempi non sospetti – molto prima che l’Unione Europea dettasse nuove regole – ponevano grande attenzione al tema della decarbonizzazione. Fra queste spicca sicuramente Davines, gruppo con sede a Parma specializzato nella cosmesi haircare e skincare professionale d’alta gamma, che può fregiarsi della celebre certificazione B Corp già dal 2016, quando molte realtà industriali ancora non avevano idea di cosa fosse. Essere un’azienda B Corp – riconoscimento bramato in alcuni casi più per questioni d’immagine che di reale desiderio di contribuire al cambiamento – significa rispettare elevati standard di performance sociale e ambientale, trasparenza e responsabilità. Più semplicemente vuol dire inquinare meno e operare in modo etico.

Profitti e sostenibilità possono andare a braccetto: lo dimostra Davines

Chi è convinto che profitti e sostenibilità non possano andare a braccetto dovrebbe studiarsi attentamente il caso Davines, che lo scorso anno ha chiuso con un fatturato di quasi 300 milioni di euro (+12%). Tutto è cominciato nel 1983, quando Gianni e Silvana Bollati – marito e moglie – fondano un laboratorio di ricerca e produzione per conto terzi per la cura dei capelli; lei si dedica alle formule, lui a tessere i rapporti commerciali giusti: «La sostenibilità è sempre stata un tema molto sentito dai miei genitori» spiega Stefania Bollati, responsabile Wellbeing del gruppo ovvero colei che si occupa di far star bene sotto ogni punto di vista i dipendenti di un’azienda che vanta oltre 1.000 collaboratori, di cui circa 600 solo a Parma e gli altri dislocati nelle 8 filiali internazionali del gruppo.

I più fortunati sono senza dubbio quelli che lavorano in Emilia-Romagna, dove ha sede il Davines Group Village

I più fortunati sono senza dubbio quelli che lavorano in Emilia-Romagna, dove ha sede il Davines Group Village: non un semplice polo produttivo ma un’oasi di 77mila metri quadrati in cui, appena entrati, spicca la Corte delle Ninfee,un giardino ispirato alla tradizione araba dove vengono coinvolti tutti i cinque sensi. L’area è stata progettata dall’archistar Matteo Thun e vanta un bistrot (guai a chiamarla mensa!) gestito dal catering del ristorante 3 stelle Michelin “Da Vittorio” di Bergamo. Qui i dipendenti possono fermarsi in qualsiasi momento della giornata, tenere le riunioni, fare una pausa quando non sono in smart working

Ciascuno può scegliere quando e quanto stare a casa a lavorare. La quota suggerita è attorno al 50%, ma nulla vieta di fare un intero mese non in ufficio. «I nostri dipendenti stanno così bene in questi spazi che non c’è stato bisogno di imporre regole a riguardo: vengono perché amano stare qui» continua Stefania Bollati.

Stefania Bollati: “Il fattore umano per noi è centrale”

«Il fattore umano per noi è centrale così come ci ha insegnato nostro padre Gianni, secondo cui la sostenibilità si estende alle relazioni e non soltanto al business fine a sé stesso. Ancora oggi mio fratello Davide, presidente di Davines, ogni volta che assumiamo qualcuno di nuovo – sia esso un dirigente o un operaio – accompagna personalmente i neo assunti alla vecchia sede che realizzarono i nostri genitori, per mostrare loro da dove tutto è partito e cosa siamo diventati oggi grazie ai tanti sacrifici fatti. Per noi figli non è stato facile. I nostri genitori erano spesso assenti, completamente assorbiti dal lavoro, ma insieme formavano una coppia perfetta: papà era il cuore, mia madre invece era la testa».

Oggi quella coppia torna a vivere in Davide e Stefania Bollati

Oggi quella coppia torna a vivere in Davide e Stefania, che hanno capito un aspetto in fondo semplice eppure ancora così trascurato da molti capi d’azienda: il benessere dei propri dipendenti è un tema molto importante, che fa bene agli affari. Un lavoratore che in azienda si sente come a casa, lavora meglio e porta con sé un’energia contagiosa. Spiega la manager: «Qui dentro mio fratello dà del tu a tutti e pretende che sia fatto lo stesso con lui. Vorrebbe poter ricordare il nome di ogni nostro dipendente, così quando non ci riesce si arrabbia con sé stesso perché la vive come una mancanza di attenzione verso chi lavora per la nostra azienda».

Davines e dipendenti, le parole (e l’obiettivo) di Stefania Bollati

C’è un passaggio de “La chiave a stella”, primo romanzo di Primo Levi, in cui si narra dell’operaio Tino Faussone impegnato a lavorare ogni giorno sempre lo stesso bullone che per il calore diventa blu: «La svolta sta tutta nell’approccio che si ha. Infatti questo operaio a un certo punto in quel blu riesce a vederci il mare, cominciando a fantasticare. Questo è quello che proviamo a fare noi in Davines con i nostri dipendenti: regalare loro, nei limiti del possibile, un pezzetto di mare ogni giorno».

di Ilaria Cuzzolin

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