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La nuova Siria è colma di estremisti. Parla Ghassan Ibrahim, giornalista siriano 

I recenti sviluppi della situazione in Siria hanno aperto nuove incognite sul futuro del Paese mediorientale

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I recenti sviluppi della situazione in Siria hanno aperto nuove incognite sul futuro del Paese mediorientale. Dopo la caduta del regime di Bashar al-Assad e l’ascesa del nuovo leader Ahmad Husayn al-Sharaʿ, vi era la speranza che il conflitto che va avanti ormai da quattordici anni fosse finalmente giunto al termine. E che il popolo siriano potesse guardare nuovamente al futuro con ottimismo. Tuttavia, i recenti scontri avvenuti tra le forze filogovernative e la minoranza alawita (della quale fa parte la stessa famiglia Assad), che hanno provocato numerosi morti tra la popolazione civile, hanno costretto gli osservatori internazionali a fare marcia indietro rispetto all’entusiasmo iniziale.

«Quando Ahmad Husayn al-Sharaʿ ha vinto la guerra e preso il controllo della Siria, ha offerto alla Turchia la più grande vittoria mai ottenuta da quest’ultima dall’inizio delle cosiddette Primavere arabe». Ce lo spiega Ghassan Ibrahim, giornalista siriano che da diversi anni vive a Londra, dove dirige il sito d’informazione “Global Arab Network”. «Questo perché il presidente turco Erdoğan e il suo partito islamico Akp hanno tentato a lungo attraverso i loro proxy di vincere le guerre che in molti Paesi hanno avuto origine dalle Primavere arabe. I Fratelli Musulmani hanno perso in diversi luoghi. Ma al-Sharaʿ, prendendo il potere in Siria, ha dato un grande vantaggio ai turchi. Nei loro sforzi per estendere la loro influenza su tutto il Medio Oriente».

Per quanto riguarda il nuovo assetto istituzionale dello Stato siriano, Ibrahim spiega che «questo è un governo islamista. Ma probabilmente al-Sharaʿ sa che molti Paesi arabi non accetteranno i Fratelli Musulmani». In quanto nemici giurati delle monarchie del Golfo quali l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti oltreché dei governi di Egitto e Giordania. «Sta quindi cercando di evitare che occupino posizioni di grande influenza nel Paese, nel tentativo di governare in modo più pragmatico». Quanto alle violenze scoppiate nelle ultime settimane, Ibrahim afferma che la vera domanda è «fino a che punto al-Sharaʿ possa davvero governare il Paese. Senza che gli elementi più radicali prendano il sopravvento. Nel suo esercito vi sono diversi estremisti e sono fuori controllo. Anche se sta cercando di apparire pragmatico, molte delle persone che stanno intorno a lui non lo sono affatto».

Se da un lato esiste il rischio che il nuovo corso della Siria venga dirottato dall’integralismo sunnita, «l’unico vantaggio di questo nuovo governo è che non ha rapporti con l’Iran ed Hezbollah e più in generale con gli estremisti sciiti. Ciò significa che, per quanto riguarda le relazioni con Israele, vi sono maggiori probabilità nel lungo periodo di arrivare a una de-escalation e di procedere gradualmente verso una sorta di accordo di pace o quantomeno una normalizzazione dei rapporti fra i due Paesi. Ci vorrà del tempo, ma intanto sicuramente non ci sarà più spazio per l’Iran».

Quando al-Assad era al potere gli iraniani utilizzavano lo spazio aereo siriano per trasportare armi destinate a Hezbollah. Il nuovo governo ha invece proibito agli aerei di Teheran di sorvolare i cieli per questo scopo. «Hanno perso un collegamento strategico, che connetteva Teheran, Baghdad, Damasco e Beirut, il che indebolisce Hezbollah» conclude Ibrahim.

di Nathan Greppi

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