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Laura Piani, regista di “Jane Austen ha stravolto la mia vita”: “La letteratura è un’ambulanza”

Intervista a Laura Piani, regista di “Jane Austen ha stravolto la mia vita”. La letteratura è un’ambulanza che corre nella notte per salvarci?

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La letteratura è un’ambulanza che corre nella notte per salvarci? Può essere l’unico rimedio contro il disordine di pensieri e sentimenti? È intorno a questo tema che ruota il film “Jane Austen ha stravolto la mia vita”. «La risposta è sì, così come tutte le forme d’arte. Questo è il concetto più personale che ho inserito nel film» dichiara subito in modo diretto la francese Laura Piani, che con quest’opera molto apprezzata ha firmato il suo debutto alla regia.

Agathe è una giovane single che lavora in una nota libreria di Parigi. Il suo sogno è fare la scrittrice, ma si trova in una fase della vita che sembra non riservarle molte speranze. Vive con la sorella: una mamma sola che condivide con la protagonista il dolore per la perdita di entrambi i genitori. Nella sua vita c’è Félix, migliore amico e collega (col quale forse c’è più di un’amicizia).

Un giorno le arriva per posta dalla Jane Austen Residency un invito a trascorrere del tempo presso l’abitazione della celebre scrittrice britannica. Dopo aver ricevuto le prime pagine del suo romanzo, gli eredi desiderano infatti ospitarla insieme ad altri scrittori affinché possa nutrire la sua creatività negli spazi abitati dalla Austen. Chi ha inviato quelle pagine? Félix. Cosa deciderà di fare la protagonista in questa fase in cui pare che la vita le scorra davanti senza che riesca ad afferrarla?

Chiediamo alla regista se le sia mai capitato di provare una simile sensazione. «Sì, è un pensiero universale, per questo è importante vivere il presente». Agathe reagisce con la paura. Paura dell’ignoto. Paura del cambiamento. Paura di non essere all’altezza del suo sogno. Il tema della paura è dominante nella storia di questa giovane e inconsapevole promessa dell’editoria. Un richiamo alla vita stessa della regista: «Ho molte paure o preoccupazioni. La principale è quella di lasciare un mondo difficile ai miei figli e alle future generazioni. Temo di non avere abbastanza tempo per realizzare i miei progetti, di non avere tempo per amare. Mi tranquillizza però pensare che la paura sia una proiezione futura, non è ancora realtà».

Piani ha messo da parte i suoi timori per realizzare un film dotato di un’eleganza, una sincerità, una tale purezza e autenticità che porta altrove, in un universo dove la speranza penetra nella vita di Agathe e nella nostra allontanandoci da una quotidianità che troppo spesso castra il sogno, la fantasia e la fiducia. «Ho lavorato molto a questo film» confessa. «Ha avuto una gestazione complessa, una fase di scrittura di circa due anni. La situazione si è sbloccata quando ho incontrato la produttrice del film che ha creduto nel mio progetto, amandolo. Ha avuto ragione perché è stato venduto in tutto il mondo e persino negli Stati Uniti è il film francese più visto dell’anno».

A distanza di tempo le opere della Austen restano ancora un utile punto di riferimento per analizzare certi aspetti della vita. Risultano infatti più vive che mai, contemporanee e capaci di indurre alla riflessione. «Prima dell’avvento di Jane Austen nel panorama letterario i personaggi femminili erano scritti da uomini, lei ha scardinato questo meccanismo» spiega Piani. «In quel periodo storico la maggiore aspettativa per una donna era quella di ‘scegliere marito’. Ora per fortuna l’emancipazione femminile ha raggiunto un suo compimento, forse anche grazie alla scrittrice britannica. È curioso però che lungo i secoli la ricerca di un equilibrio fra autodeterminazione e libertà sia rimasta in fondo la stessa».

Di Hilary Tiscione

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