L’esperto: molte PMI falliranno se non prorogate garanzie sul credito
Il mancato rinnovo delle garanzie SACE e del Mediocredito porterà un’ulteriore stretta sui crediti. Uno scenario che, secondo il commercialista Dominici, sarà fatale per alcuni
C’è molta sfiducia attorno alla possibilità che le garanzie SACE – la società partecipata dal MEF, specializzata nel settore assicurativo-finanziario – e del Mediocredito centrale possano essere prorogate oltre il 31 dicembre. Ma è anche vero che la speranza è l’ultima a morire per cui banche e soprattutto PMI ci credono ancora.
“Sono garanzie di particolare importanza – spiega Christian Dominici, commercialista e consulente di alcune banche di rilievo nel panorama italiano e non – Queste infatti consentono agli istituti di credito di ridurre il patrimonio di vigilanza relativamente all’emissione di prestiti ordinari. Se prima del Covid e dello scoppio della guerra che ha portato all’istituzione del temporary framework Ucrainian-Russia (altro strumento a tutela dei prestiti ndr) le tutele oscillavano tra il 25 e il 50%, oggi arrivano ancora all’80%. Ciò significa che se adesso l’azienda non fosse più in grado di pagare l’80% lo mette lo stato e solo il 20% viene corrisposto dalla banca”.
Lo scenario all’orizzonte è piuttosto ovvio, ovvero un’ulteriore stretta creditizia che già ha fatto registrare dei picchi in occasione di ogni rialzo dei tassi d’interesse da parte della BCE.
Lo scadere delle garanzie potrebbe rappresentare l’ultimo colpo di grazia con un conseguente danno a tutto il sistema paese. Perché un paese che non produce, non cresce nemmeno con inevitabili ricadute sul PIL.
“Il problema però riguarda anche di chi, in passato, è riuscito a ottenere un finanziamento comprensivo delle garanzie SACE e del Mediocreito – continua l’esperto – perché con i tassi attuali, ora, sta pagando rate altissime per poter estinguere il credito in breve tempo, una delle condizioni che era stata posta per poter accedere alle agevolazioni. La situazione, insomma, è complicata per tutti. Già oggi le banche hanno un costo di raccolta molto alto che in alcuni casi può arrivare anche al 5-6%, numeri che inevitabilmente portano ad affidare all’8-9%. Quale impresa oggi come oggi ha convenienza nel finanziarsi a questi tassi? Con queste premesse è concreta l’ipotesi che molte PMI siano condannate al fallimento ” conclude Dominici.
In buona sostanza quello che le associazioni di categoria di banche e imprese chiedono è che si faccia un ulteriore sforzo a fronte del momento iperinflattivo in essere. Secondo loro l’unica via percorribile sarebbe quella di rafforzare e integrare la legge 662/96 che istituisce il mediocredito quando SACE a breve sarà solo un bel ricordo.
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