Locomotiva nazionale
Le piccole e medie imprese italiane sono l’architrave del nostro sistema economico e produttivo. Capaci di inserirsi negli anni – grazie alla naturale propensione alla ricerca e sviluppo degli imprenditori – in una serie di filiere strategiche, sino a costituire un elemento fondamentale in diversi settori industriali europei ed extraeuropei. Caso di scuola, quello dell’automotive tedesco che ha nella componentistica italiana una parte assolutamente fondamentale.
Proprio per ragionare della grande vitalità delle Pmi ma anche dei loro limiti strutturali, in occasione di una delle serate di “Voci e storie a Porto Cervo” (la kermesse organizzata dal nostro quotidiano) abbiamo incontrato i vertici di Banca Progetto e Christian Dominici, fondatore dello Studio Dominici. Quest’ultimo ormai vent’anni fa cominciò a studiare e a mettere in pratica la possibilità di sostenere le attività delle Pmi ricorrendo anche alla cessione del credito Iva, una pratica erroneamente considerata appannaggio esclusivo delle grandi o grandissime aziende. «Molto spesso le Pmi italiane non sanno di poter ricorrere a questo strumento, per tacere delle volte in cui non sono neppure consapevoli di vantare un credito Iva» ha ricordato Dominici. «Abbiamo messo a punto, trovando il fondamentale sostegno di Banca Progetto, un meccanismo altamente efficiente e collaudato, reso ancor più pratico dalle possibilità offerte dal digitale. Nulla a che vedere, sia chiaro, con certe realtà fintech che hanno portato soltanto a una serie di casi fallimentari».
Un ragionamento al quale si è agganciato Giuseppe Pignatelli, Head of Corporate Department di Banca Progetto: «Anche la nostra esperienza, nata appena sei anni fa, testimonia la forza e l’efficacia di un approccio capace di conciliare la digitalizzazione e il rapporto fisico e tradizionale con i clienti. Abbiamo sempre rifiutato l’idea della ricerca e della selezione della nostra clientela sulla base di un algoritmo. Di un approccio freddo e a distanza. Nella nostra banca (il cui volume di affari è determinato per il 90% proprio dalle imprese e in buona parte da Pmi) abbiamo voluto costruire un sistema basato sulla conoscenza delle persone, delle idee, dei progetti e delle aziende. Abbiamo così implementato una rete diffusa sul territorio, capace di andare a scovare quelle iniziative imprenditoriali che hanno fatto e continuano a fare la storia e la fortuna d’Italia». Pignatelli ha insistito molto su questo tasto: «Le vicende imprenditoriali italiane sono assolutamente straordinarie: un compendio di successi spesso del tutto incomprensibile agli occhi di parte degli stranieri, mentre i più attenti fra loro sono perfettamente consapevoli della nostra forza. Non a caso nei progetti di finanziamento di Banca Progetto credono tanti risparmiatori e investitori europei (molti sono tedeschi), i cui capitali aiutano la crescita delle Pmi italiane. Un dato è fondamentale: l’80% dei fondi da noi erogati sono destinati agli investimenti».
Messaggi di ottimismo ragionato sulle nostre prospettive economiche sono arrivati anche da Riccardo Capecchi, presidente di Fondazione Lottomatica, nonostante il rallentamento accusato nel secondo trimestre di quest’anno. Un effetto legato in parte alle difficoltà della locomotiva d’Europa (la Germania), a ricordare la profonda interconnessione delle economie all’interno dell’Unione.
Di Fulvio Giuliani
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