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Milano e la desertificazione dei negozi. Come se ne esce

“Chi affitta ha esagerato coi canoni di locazione. Utile tassare i negozi sfitti” è il commento dell’esperto Christian Dominici
Non è solo il settore delle compravendite a essere in crisi  ma anche quello degli affitti. Il caro-affitti non riguarda solo gli studenti fuori sede bensì anche i commercianti. Basta farsi un giro per le vie di Milano, far passare pochi mesi, per ritrovarsi davanti a scorci completamente cambiati. Il numero di vetrine che chiude definitivamente i battenti cresce in maniera preoccupante, lasciando dietro di sé desolazione e degrado. Accade non solo nelle aree periferiche e semicentrali ma anche in quartieri più rinomati come Sant’Ambrogio o i Navigli. La ragione va ricercata nei canoni esageratamente elevati che non consentono alcun tipo di redditività al gestore, schiacciato dalle imposte e costo del lavoro. “C’è un problema di fondo in questo meccanismo – spiega Christian Dominici, commercialista e consulente di alcune delle più importanti banche italiane – I locatori, probabilmente “accecati” dal continuo chiacchiericcio degli ultimi anni sul mercato immobiliare milanese, hanno spinto a dismisura i canoni di affitto senza tenere conto come lo smart working abbia drasticamente ridotto il passaggio di persone”. Oggi i negozi e i ristoranti a Milano non riescono a rendere più redditizia la propria attività. Vero è che Milano resta la città degli eventi, degli aperitivi, del Salone del Mobile e della moda ma sono fiere che si esauriscono nel giro di una settimana. Il resto dell’anno che si fa? “E’ fondamentale che la città ritrovi la propria dimensione se si vuole scongiurare lo scoppio di una bolla immobiliare – continua l’esperto – Se intere vie a pochi passi dal Duomo come via Mazzini o piazza Diaz sono un susseguirsi di saracinesche abbassate, significa che il problema esiste. Milano è prima di tutto la città dove si lavora e dove c’è lavoro, devono esserci in primis servizi. Altrimenti il rischio è che, oltre a perdere tutta una fascia di commercianti, venga a mancare anche una fetta dei lavoratori che contribuiscono a tenere viva questa metropoli”.  Incassare un po’ meno ma farlo sempre; dovrebbe essere questa la filosofia a ispirare i piccoli e grandi proprietari,  altrimenti diventa un gioco dove tutti perdono. “Una possibile soluzione, per far ripartire gli ingranaggi di questo meccanismo inceppato, potrebbe essere quella di tassare maggiormente quei proprietari che lasciano sfitti i propri negozi. Si eviterebbero in questo modo rincari pesanti a carico dei conduttori che troppo spesso in questo ultimo biennio hanno fatto chiudere molte attività economiche che comunque producono reddito per le famiglie, per i dipendenti e per i fornitori, e non soltanto per i locatori degli immobili” commenta Dominici. Quando si dice less is more.

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