Oleksandra Matviichuk: “Questa non è la guerra dell’Ucraina, ma della Russia”
Oleksandra Matviichuk, ucraina e avvocato di fama specializzato nei diritti umani, ha dedicato la sua vita alla protezione della democrazia
Londra – «Non dobbiamo accettare il presente, ma lottare per un futuro migliore». Lei è Oleksandra Matviichuk, donna ucraina e avvocato di fama specializzato nei diritti umani, che ha dedicato la sua vita alla protezione della democrazia. Con il suo team del Center for Civil Liberties – un’organizzazione per i diritti umani che ha sede a Kiev – ha cercato di rendere l’Ucraina più democratica e documentare i crimini di guerra della Russia contro i civili. L’anno scorso ha ricevuto congiuntamente il premio Nobel per la pace, il primo mai assegnato a un cittadino o a un’organizzazione ucraina.
«Quando è iniziata la guerra ero arrabbiata perché, mentre stavamo costruendo il nostro Paese, un altro ha deciso che non potevamo essere liberi» dice. La violenza contro i civili è un crimine contro la società, la democrazia e l’umanità. Eppure troppo spesso viene perpetrata impunemente, in particolare contro donne e ragazze. Ecco perché è così urgente e importante il lavoro che Matviichuk e la sua organizzazione stanno portando avanti. Documentare le atrocità della Russia, in modo che i responsabili possano essere perseguiti, è la prova che le donne non sono soltanto le vittime della guerra ma possono essere agenti di pace e di giustizia.
Dopo l’inizio del conflitto, Matviichuk ha creato – insieme ad altri partner – l’iniziativa “Tribunale per Putin” per documentare i crimini compiuti in tutte le regioni dell’Ucraina che sono diventate bersaglio di attacchi della Federazione Russa, secondo i parametri della Corte penale internazionale. «Questa non è la guerra dell’Ucraina, è la guerra della Russia. Putin non vuole la pace» ha detto Matviichuk a Londra durante un incontro con la stampa internazionale per spiegare quello che sta succedendo al popolo ucraino e la violenza che donne e bambini subiscono giorno dopo giorno. «I numeri delle violenze sono inimmaginabili. Chi sopravvive ha paura e non vuole parlare». L’avvocato e premio Nobel racconta di quante donne vengano violentate e torturate, di quanti bambini vengano deportati in Russia per crescere in famiglie russe: «Putin vuole cancellare l’Ucraina, la nostra lingua, la nostra cultura, la nostra storia, perché per lui il nostro popolo non esiste. O il popolo ucraino si trasforma in popolo russo oppure ogni singolo cittadino verrà ucciso. Questa non è una guerra tra due Stati, è una guerra tra due sistemi: quello del terrore e quello della democrazia. E questo si rispecchia anche nella differenza di genere. In Ucraina e nei Paesi democratici le donne possono occupare ogni ruolo lavorativo, ma nel mondo russo le donne si occupano soltanto della casa. Noi donne ucraine dobbiamo lottare perché le nostre figlie non siano obbligate a provare a qualcuno che sono esseri umani anche loro».
Infine una frase che suona quasi come una minaccia: «Putin sta cercando di eliminare la democrazia. Ma se riuscirà nel suo intento, allora altri leader cercheranno di seguire i suoi stessi ideali in altri Paesi. E allora la guerra arriverà ovunque. Noi chiediamo un aiuto, una speranza. I minuti che trascorrono sono vite che se vanno».
di Melania Guarda Ceccoli
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