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Tassisti: una lobby potente in danno al cliente

Tassisti: una lobby potente in danno al cliente. A raccontarlo è Roberto Mantovani nel suo libro “Tassista di notte. Avventure di una vita contromano”: “Quando ho iniziato a tirare fuori le cifre reali, prima sono stato punito dai colleghi e poi espulso dalla cooperativa”

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Tassisti: una lobby potente in danno al cliente. Innamorato della propria attività, ma insofferente alla situazione critica in cui versa il «taxismo». Nel suo libro “Tassista di notte. Avventure di una vita contromano” (Garzanti), Roberto Mantovani (conosciuto come “Red Sox”, per la sua passione per l’omonima squadra di baseball di Boston) racconta dall’interno lo scenario italiano. C’è una via di uscita, anche per spezzare l’alleanza di certa politica con alcune rendite ingiustificate e tossiche? «Sono pessimista, da italiano e conoscitore della potente lobby dei tassisti. Perché i tassisti non mollano e sono forti: non concedono alcuna modifica allo status quo, rimanendo ancorati alla protezione della loro rendita. Un accordo lo vedo molto lontano. Temo che prima o poi si andrà a uno scontro, anche di battaglia nelle piazze».

Un Paese che definisce il turismo il suo petrolio ha come biglietto di benvenuto file che nemmeno nel Terzo mondo. Qui i taxi non si trovano e i turisti – e non soltanto loro – fanno vergognose code di ore davanti alle stazioni. «Uber, con le sue berline nere tanto osteggiate dai miei colleghi, dimostra quanto questo non sia un Paese orientato a favorire concorrenza, libertà di scelta per i consumatori e di impresa per gli imprenditori» chiosa Mantovani. «Questo è un mondo in evoluzione. Attualmente c’è un “Uber taxi” grazie a una compagnia romana che ha fatto un contratto con Uber. È però una grande presa in giro poiché il numero di auto è sempre lo stesso. Non si aggiunge, cioè, offerta di veicoli. Se a Bologna in una sera ci sono 100 taxi, 100 rimangono. Il turista che arriva può magari usare l’applicazione per Uber, ma è una soluzione che può funzionare solo se trova tassisti che per loro comodo decidono di prendere una chiamata Uber al posto di chi sta facendo la coda; quindi quello che sta facendo la fila in stazione continua a farla e quel taxi farà la corsa Uber».

Secondo un’analisi de “Il Sole 24 Ore”, basata sui dati delle dichiarazioni dei redditi del Ministero dell’Economia, nel 2022 i tassisti hanno dichiarato in media 15.449 euro annui, pari a neanche 1.300 euro lordi al mese. Su questo Mantovani è netto: «Sono numeri falsi, nel mio libro lo scrivo. Le dichiarazioni dei redditi dei tassisti sono finte su tutto il territorio italiano e lo dico con cognizione: il tassista incassa il più possibile, poi c’è qualcuno che lo aiuta a fare la dichiarazione dei redditi ma non c’è niente di certificato e di fiscale. Abbiamo un privilegio, quello di poter nascondere il reale incasso quotidiano. Quindi ci troviamo alla fine di ogni anno con un importo da inventare e, a seconda della regione, dobbiamo cambiare le cifre: al Sud, dove i tassisti guadagnano somme inferiori, dichiarano meno ma evadono anche loro; al Nord, dove i colleghi incassano di più, dichiarano somme maggiori ma evadono molto di più rispetto ai loro colleghi nel Meridione».

L’incredibile esclusione di Mantovani dal Consiglio d’amministrazione di Cotabo (una delle cooperative di taxi più importanti d’Italia) è un episodio grave ma sintomatico. Pubblicare – come ha fatto lui – i propri guadagni giornalieri e denunciare i colleghi che rifiutano i pagamenti con Pos dovrebbe essere la norma, invece è rarità. “Red Sox” la considera una battaglia di civiltà: «Non tutti i tassisti sono delinquenti. Nel vostro condominio avrete magari un tassista che si comporta da brava persona, però alla fine dell’anno non paga le tasse. Quando ho iniziato a tirare fuori le cifre reali, prima sono stato punito dai colleghi e poi espulso dalla cooperativa. Non mi vogliono perché sto minando la loro storica narrazione: il tassista deve continuamente mentire su quanto incassa e brontolare, dicendo che è povero e che non guadagna».

La situazione incancrenita in cui ci troviamo si può far risalire a molti anni fa, quando lo Stato e i Comuni hanno regalato le licenze ai tassisti, permettendo poi loro di venderle o passarle a figli e nipoti: «Questo è stato il grande errore storico che ha permesso di cristallizzare una pura regalia medievale. Una volta concessa, i tassisti hanno addentato l’osso per non mollarlo più. Anche rispetto alla proposta di regalare a ogni tassista una seconda licenza (che dovrà essere rivenduta entro due anni) in modo da raddoppiare l’offerta, cos’hanno risposto i miei colleghi? “Non ci pensiamo nemmeno!”. Hanno il timore che in questo modo qualcosa possa smuoversi, mentre hanno bisogno che tutto resti così com’è. Intanto, là fuori, il mondo muta alla velocità della luce…».

Di Antonluca Cuoco

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