Terra dei Fuochi, Don Patriciello: “Finalmente ci sono le prove”
Lo Stato italiano inerte di fronte allo “scarico, interramento e incendio di rifiuti”, nell’area conosciuta come Terra dei Fuochi
![](/wp-content/themes/yootheme/cache/2c/interviste-DEF-65-2c29c194.jpeg)
Lo Stato italiano inerte di fronte allo “scarico, interramento e incendio di rifiuti”, nell’area conosciuta come Terra dei Fuochi, circa tre milioni di abitanti tra Caserta e Napoli. La sentenza di condanna in via definitiva, arrivata all’unanimità da sette giudici della Corte europea per i diritti umani, inchioda senza appello alle loro responsabilità di mettere in pericolo quasi tre milioni di abitanti compresi tra Napoli e Caserta (l’area della Terra dei Fuochi appunto) la malavita, gli imprenditori che hanno avallato il sistema, con un ampio tornaconto personale e la politica, mai in grado di arginare quel sistema che ha contribuito a produrre decessi per cancro tra adulti e bambini.
Il caso – Terra dei Fuochi è stato presentato alla Corte europea per i diritti umani da 41 cittadini italiani e cinque associazioni della Campania, per una vicenda “nota allo Stato italiano dal 1988” secondo la sentenza della stessa Corte, ma diluita nel tempo, mai risolta, tra sette inchieste parlamentari e centinaia di uomini, donne, bambini morti per cancro.
“E’ una vergogna che avvolge la criminalità organizzata, imprenditori compiacenti per il tornaconto economico, ma anche politici collusi, corrotti. Per il futuro si deve cambiare rotta, se avessimo saputo dalla Corte che era tutto un bluff, i colpevoli avrebbero continuato a farci del male”, racconta a La Ragione don Maurizio Patriciello, il parroco anticamorra al Parco Verde di Caivano, comune che parte dell’area della Terra dei Fuochi, “Finalmente ci sono le prove che supportano quello che si pensava, quello che ho pensato dal primo momento, ossia che questa pratica criminale è tra le cause di diverse forme tumorali negli abitanti della Terra dei Fuochi. Il mio pensiero va a tutti i funerali di bambini che ho dovuto officiare. Quelle bare bianche non possono essere dimenticate”.
Il parroco anticamorra prosegue nel suo sfogo per la sentenza della Corte: “In me c’è un sentimento di contentezza, perché finalmente si comprende che nel nostro territorio è avvenuto uno scempio, ma anche perché c’è la prova che nell’opera di sversamenti illeciti, interramenti di rifiuti c’è stato lo zampino dei nostrani, ma anche di politici collusi, voglio definirli corrotti. Per il futuro si deve cambiare rotta, se avessimo letto dalla sentenza della Corte europea per i diritti dell’uomo che era tutto un bluff, l’opera di sversamento sarebbe certamente continuata, avrebbero continuato a farci del male. Il mio pensiero va ai rifiuti che vedo per strada al Parco Verde, a Pascarola (zona industriale di Caivano), mi aspetto che si inizi a comprendere quello che è successo, senza più voltare lo sguardo in nome degli interessi privati’.
Ora, secondo quanto stabilito dalla Corte europea per i diritti umani, l’Italia deve “stendere una strategia complessiva per affrontare la situazione della Terra dei Fuochi, stabilendo un meccanismo indipendente di monitoraggio e una piattaforma pubblica di informazione, dando un limite temporale di due anni”. Sarebbe anche ora.
di Nicola Sellitti
La Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!