Ucraina, volontario Yuri Previtali: “Serve la testa per restare liberi”
Intervista al volontario italiano in Ucraina, Yuri Previtali: “Invece della libertà privilegiamo il gas russo perché a buon mercato”

Tanti decenni di pace ci hanno fatto dimenticare che questa non è gratis. Libertà, giustizia, benessere e opportunità di crescita non sono mai qualcosa di acquisito. Tutto questo costa impegno, sacrifici e rischi. Oggi la minaccia per l’Europa rappresentata dal regime del Cremlino è sempre più evidente. Per chi non è in malafede, emerge con chiarezza quanto l’obiettivo del criminale di guerra Putin non sia soltanto territoriale ma riguardi l’intera sovranità dell’Ucraina e la volontà di influenzare le democrazie europee, colpendo i loro valori fondanti.
Yuri Previtali è un giovane lombardo che fino a pochi anni fa era un camionista. A seguito dell’invasione russa in Ucraina del 2022 ha deciso di partire per combattere assieme all’esercito di Kyiv. «Guardavo i video che postavano su Internet i civili che costruivano molotov nei cortili di casa, con le nonne che preparavano cibo per i soldati e i ragazzi della mia età che lasciavano tutto per imbracciare un fucile. Quella che vedevo non era disperazione: era determinazione pura. A resistere contro l’oppressore, contro le ingiustizie, contro chi opprime i più deboli. Vedendo gli ucraini ho capito cosa significhi davvero resistere quando tutto è in gioco: non soltanto i tuoi diritti, ma la tua stessa esistenza come popolo libero».
Vale la pena di difendere un sistema internazionale fondato su società aperte e democratiche, basato sui diritti dell’individuo, sul multilateralismo e sul mercato. Dice ancora Previtali: «Condividendo bunker, freddo, paura e momenti di umanità con i combattenti al fronte, ho capito che la resistenza non è un atto isolato: è svegliarsi ogni mattina e scegliere di non arrendersi, è trovare il modo di sorridere sotto i bombardamenti, è condividere il cibo quando non sai quando ne avrai ancora, continuando a credere nel futuro mentre il presente crolla. Ho imparato che la differenza tra un popolo libero e uno schiavo non sta negli eserciti o nelle ricchezze: sta nella testa. Gli ucraini hanno già vinto questa guerra nel momento in cui hanno deciso che preferivano morire in piedi piuttosto che vivere in ginocchio. Questa mentalità, questa chiarezza su cosa valga la pena difendere, è quello che manca all’Europa».
Abitare nella più grande area democratica e di libero scambio al mondo, nel Continente che si sforza di salvaguardare lo Stato di diritto, non è di per sé sufficiente per restare sovrani e decidere del proprio futuro. Senza indipendenza energetica e capacità militare, per l’Europa tutto è a rischio. Soltanto la consapevolezza dei cittadini e delle classi dirigenti può azionare la difesa delle nostre società. In questo un ruolo importante lo giocano i media e la capacità di fronteggiare la quotidiana propaganda orchestrata da Mosca. Previtali spiega che con molti italiani preferisce non parlare: vivono ancora nel mondo del ‘prima’, si lamentano del prezzo della benzina senza capire che la nostra dipendenza energetica è un cappio al collo che Putin può stringere quando vuole. «Mi obiettano che “l’Europa è forte, abbiamo la Nato”, ma non capiscono che senza volontà di combattere tutti i trattati del mondo sono carta straccia. I media dovrebbero filtrare la propaganda russa, ma spesso la amplificano in cambio di clic. Ho amici intelligenti e istruiti che però non riescono a vedere quanto questa guerra sia già qui, combattuta con altri mezzi. Perdiamo un pezzo di sovranità ogni volta che dubitiamo delle nostre democrazie, che pensiamo “tanto sono tutti uguali”, che invece della libertà privilegiamo il gas russo perché a buon mercato. L’Ucraina sta combattendo con le armi quello che noi stiamo perdendo con l’indifferenza. La libertà ha un caro prezzo e qualcuno, ciclicamente, è chiamato a pagarlo».
Di Antonluca Cuoco
La Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!