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I 25 anni di The Blair Witch Project

Sono passati 25 anni dall’uscita nelle sale di “The Blair Witch Project” (in italiano “Il mistero della Strega di Blair”): era 30 luglio 1999 in cui nacque il primo fenomeno virale

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I 25 anni di The Blair Witch Project

Sono passati 25 anni dall’uscita nelle sale di “The Blair Witch Project” (in italiano “Il mistero della Strega di Blair”): era 30 luglio 1999 in cui nacque il primo fenomeno virale

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I 25 anni di The Blair Witch Project

Sono passati 25 anni dall’uscita nelle sale di “The Blair Witch Project” (in italiano “Il mistero della Strega di Blair”): era 30 luglio 1999 in cui nacque il primo fenomeno virale

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Sono passati 25 anni dall’uscita nelle sale di “The Blair Witch Project” (in italiano “Il mistero della Strega di Blair”): era 30 luglio 1999 in cui nacque il primo fenomeno virale

Nel 1999 sui muri delle principali città americane campeggia un volantino sul quale sono raffigurati i volti di tre ragazzi accompagnati dalla scritta «Missing», scomparsi. I giovani in questione sono Heather Donahue e Joshua Leonard (entrambi 22 anni) con il 24enne Michael Williams. Una nota in calce specifica che sono stati visti l’ultima volta nei pressi della Black Hill Forest, vicino a Burkittsville (una cittadina il cui antico nome era Blair) e raccomanda a coloro che ne avessero notizie di contattare subito lo sceriffo della contea. Viene anche creato un sito web dedicato, con tanto di interviste ad amici e conoscenti dei ragazzi e aggiornamenti costanti sullo stato delle ricerche.

L’attenzione intorno al caso fa sì che le foreste del Maryland vengano prese d’assalto da orde di investigatori che setacciano l’area alla ricerca di indizi, al punto da provocare il rinvio dell’apertura della stagione della caccia. Si scatena così un fenomeno virale – in tempi nei quali la viralità ancora non esisteva – che crea intorno alla vicenda un clamore mediatico incredibile. Dietro al quale ci sono due studenti dell’Università della California: Daniel Myrick e Eduardo Sánchez. Appassionati di documentari dedicati al paranormale, i due hanno un’idea: realizzare un film horror che stravolga i canoni del genere.

Traggono ispirazione da “Cannibal Holocaust” dell’italiano Ruggero Deodato, primo vero esempio di ‘falso documentario’ che fa ricorso all’espediente narrativo del found footage, ovvero l’utilizzo di alcune scene filmate attraverso una videocamera amatoriale che segue i protagonisti nel loro viaggio. Myrick e Sanchez rielaborano quel concetto per raccontare le vicende di tre amici, appassionati di cinema, che raggiungono Burkittsville per comprendere il legame fra alcuni delitti compiuti da un serial killer e l’antica leggenda di una strega del luogo che uccideva i bambini. Ma quando i tre scompaiono, viene rinvenuto il materiale da loro girato, che documenta il tremendo destino al quale sono andati incontro.

Intitolato “The Blair Witch Project” (in italiano “Il mistero della Strega di Blair”) il film approda nelle sale americane il 30 luglio 1999, dunque esattamente 25 anni fa oggi. Molti fra gli spettatori ignorano però che si tratta in realtà di un mockumentary (da mock cioè fare il verso e documentary) ritenendo l’intera vicenda reale, complice anche l’incredibile tam tam mediatico sulla scomparsa dei protagonisti e una serie di blog e pubblicazioni talmente ben orchestrate da sembrare vere.

Il film diventa un caso a livello mondiale. Costato appena 60mila dollari ne incasserà circa 250 milioni, divenendo la pellicola più vista dell’anno. Ribaltando completamente gli schemi del cinema di genere, all’alba del nuovo millennio “The Blair Witch Project” riesce a rendere autentico un prodotto di finzione che, scavando nelle paure più recondite, legittima sé stesso nell’immaginario collettivo. Il lavoro di Myrick e Sanchez ispirerà innumerevoli opere successive, dando anche vita a due sequel (meno fortunati dell’originale) e a un reboot attualmente in lavorazione.

Oltre al suo valore artistico, quella piccola pellicola indipendente ha anticipato le dinamiche comunicative del millennio che stava per cominciare. Le stesse che oggi, tramite l’alterazione dell’informazione, tentano di indirizzare l’opinione pubblica. Una pratica che nemmeno la più malvagia delle streghe sarebbe riuscita a immaginare.

di Stefano Faina e Silvio Napolitano

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