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Addio a Elliott Erwitt, il fotografo dell’ironia

È morto nella sua casa di New York Elliott Erwitt, uno dei maestri della fotografia del XX secolo che trovò nell’ironia l’antidoto alle brutture del mondo
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Addio a Elliott Erwitt, il fotografo dell’ironia

È morto nella sua casa di New York Elliott Erwitt, uno dei maestri della fotografia del XX secolo che trovò nell’ironia l’antidoto alle brutture del mondo
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Addio a Elliott Erwitt, il fotografo dell’ironia

È morto nella sua casa di New York Elliott Erwitt, uno dei maestri della fotografia del XX secolo che trovò nell’ironia l’antidoto alle brutture del mondo
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È morto nella sua casa di New York Elliott Erwitt, uno dei maestri della fotografia del XX secolo che trovò nell’ironia l’antidoto alle brutture del mondo
Se n’è andato a 95 anni, nella sua casa di New York, uno dei più importanti maestri della fotografia del Novecento: Elliott Erwitt, il fotografo che trovò nell’ironia la sua cifra stilistica anche nella documentazione degli eventi più tragici che segnarono il XX secolo. Sempre legato alla leggendaria agenzia Magnum Photos, testimoniò la Guerra Fredda, la crisi dei missili di Cuba, la marcia per i diritti civili e personaggi iconici come Marilyn Monroe, Che Guevara, John F. Kennedy e Richard Nixon. Il suo palcoscenico preferito, però, era la strada e la collezione di varietà umana che riusciva a regalare, sempre teso alla ricerca di situazioni comiche, grottesche e surreali che il suo occhio sensibile riusciva a scovare ovunque. E dire che la vita non era stata così magnanima con lui. Elio Romano Erwitz era nato a Parigi nel 1928 da genitori ebrei russi. Trascorse parte della sua infanzia in Italia, a Milano, che lasciò a malincuore nel 1939 per sfuggire alle persecuzioni razziali. Prima a New York e poi a Los Angeles iniziò a fotografare passanti in strada rivendendo le foto per guadagnare qualcosa: inizia il viaggio. Insieme a lui sparisce anche quell’idea di fotografia impegnata e rispettabile, punta di diamante delle agenzie di stampa e figlia di un’epoca che non aveva ancora conosciuto la democratizzazione di una tecnologia che oggi è alla portata di tutti, dove fotografare ed essere fotografati non rappresenta uno shock perché ognuno di noi, volente o nolente, è un personaggio inconsapevole del teatro del mondo. Pronti ad essere “catturati” e catalogati nel feed Instagram di qualcuno. La sensibilità artistica di Erwitt lo portò ad anticipare alcune delle tendenze strambe del mondo come quel rapporto viscerale tra esseri umani e cani che amò documentare per tutti gli anni della sua carriera. “Di me dicono che sono un umorista: le mie foto dei cani che saltano quando gli abbaio, o suono la trombetta… La cosa più difficile e utile al mondo è far ridere la gente”. Quello sguardo, ci mancherà. di Raffaela Mercurio  

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