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Biennale di Venezia e Russia

Benvenuti ai russi contro la guerra

Mentre il mondo si arma boicottando la Russia, la Biennale di Venezia apre la porta a tutti i russi che si oppongono coraggiosamente alla guerra. Perché una nazionalità non diventi discriminante.
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Benvenuti ai russi contro la guerra

Mentre il mondo si arma boicottando la Russia, la Biennale di Venezia apre la porta a tutti i russi che si oppongono coraggiosamente alla guerra. Perché una nazionalità non diventi discriminante.
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Benvenuti ai russi contro la guerra

Mentre il mondo si arma boicottando la Russia, la Biennale di Venezia apre la porta a tutti i russi che si oppongono coraggiosamente alla guerra. Perché una nazionalità non diventi discriminante.
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Mentre il mondo si arma boicottando la Russia, la Biennale di Venezia apre la porta a tutti i russi che si oppongono coraggiosamente alla guerra. Perché una nazionalità non diventi discriminante.
L’inaccettabile aggressione messa in atto dalla Russia nei confronti dell’Ucraina ha avuto grandi ripercussioni in tutte le varie sfaccettature della vita sociale a livello internazionale. Pensiamo all’esclusione della selezione russa ai Mondiali di calcio e delle squadre di club dalle competizioni europee o ancora al divieto di partecipazione all’Eurovision Song Contest per il rappresentante di Mosca. Martedì l’European Film Academy ha annunciato il boicottaggio dei film russi e non sono mancate le polemiche. Il cineasta ucraino Sergei Loznitsa ha condannato la reazione dell’Efa, sottolineando che molti colleghi russi hanno preso posizione contro questa folle guerra. «Quando oggi sento questi appelli per vietare i film russi, penso a questi registi che sono brave persone, vittime come noi di questa aggressione», le sue parole a “Variety”. Tanti cineasti russi, infatti, hanno firmato un appello per il cessate il fuoco, biasimando senza mezzi termini l’azione del Cremlino e manifestando solidarietà e vicinanza ai ‘fratelli’ ucraini. È giusto giudicare le persone in base ai passaporti, indiscriminatamente? Il quesito posto anche da Loznitsa ha le sue ragioni: uomini e donne andrebbero giudicati in base ai loro atti. L’azione è un gesto consapevole, il luogo di nascita no. Avrebbe poco senso, dunque, estromettere artisti, registi o ballerini a prescindere, senza distinzioni. Ad esempio, sarebbe folle – ai limiti del tafazzismo – boicottare i film di Kirill Serebrennikov, uno dei più feroci contestatori del governo di Putin. Sarebbe un gesto di civiltà? No, assolutamente no. E da questo punto di vista va fatto un plauso alla Biennale di Venezia, ancora una volta lungimirante. Precisando di rifiutare ogni forma di collaborazione con chi sostiene la drammatica invasione in Ucraina, la Biennale di Venezia ha ribadito che le porte resteranno aperte a tutti coloro i quali in Russia si stanno coraggiosamente opponendo alla guerra. Nessuno sbarramento, dunque, a chi difende la libertà di espressione e manifesta contro l’ignobile aggressione ai danni di Kiev: «Per coloro che si oppongono all’attuale regime russo ci sarà sempre posto nelle mostre della Biennale, dall’Arte all’Architettura, e nei suoi festival, dal Cinema alla Danza, dalla Musica al Teatro». Evviva il buonsenso.   di Massimo Balsamo

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