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Calendario Pirelli, anni da guardare bene

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La nascita e gli sviluppi del noto calendario Pirelli: dagli scatti di Pacinotti e Sara Moon, fino a Steve McCurry

Calendario Pirelli, anni da guardare bene

La nascita e gli sviluppi del noto calendario Pirelli: dagli scatti di Pacinotti e Sara Moon, fino a Steve McCurry

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Calendario Pirelli, anni da guardare bene

La nascita e gli sviluppi del noto calendario Pirelli: dagli scatti di Pacinotti e Sara Moon, fino a Steve McCurry

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All’inizio degli anni Sessanta la filiale britannica della Pirelli si trova a competere con una concorrenza molto agguerrita. La ricerca di una buona idea per dare visibilità al marchio si conclude con la decisione di creare un calendario che non sia soltanto una dimostrazione di magnificenza della fotografia in quanto espressione artistica ma anche un documento sull’aria dei tempi, che vede nella musica dei Beatles e nell’avvento della minigonna i segnali di nuove generazioni che vogliono rinnovare profondamente la cultura. Sono quindi gli inglesi a rimboccarsi le maniche e creare quel prodotto esclusivo, “The Cal™”, che diventa subito un oggetto del desiderio per tutti i vip e non solo.

Il primo decennio (1964-1974) vede succedersi vari professionisti dello scatto, come Harri Pacinotti (che per le sue immagini s’ispira alle poesie di Allen Ginsberg e altri poeti) e Sarah Moon, prima donna fotografa della serie, che non esita a realizzarne una versione anticonformista e spregiudicata. Nel 1974 viene annunciata la cessazione della pubblicazione a causa della crisi energetica e il mondo della cultura è segnato da una sorta di lutto inconsolabile, al punto che le dieci edizioni vengono raccolte in un libro prefato dall’attore David Niven, il quale sembra compiangere un caro parente.

Ma la storia non finisce così: a grande richiesta il calendario Pirelli rinasce nel 1984 – in piena ‘Milano da bere’ – e gli scatti di Uwe Ommer ritraggono splendide modelle accanto alle impronte dell’ultimo pneumatico creato dal marchio della Bicocca. Nel 1987 è la volta dei mesi dell’anno raffigurati soltanto da modelle di colore, prima fra tutte la superstar Naomi Campbell; l’anno dopo con Barry Lategan arrivano a posare gli uomini e nel 1990 il calendario propone con immagini completamente in bianco e nero il primo lavoro sulle Olimpiadi.

Nel 1993 si trasloca. La direzione editoriale si sposta a Milano e il baricentro della filosofia creativa si orienta ancor più verso il mondo della moda, con l’eccezionale parata di top model immortalate dal grande maestro Herb Ritts. I vertici della fotografia mondiale vengono reclutati con una successione fantastica: Richard Avedon, Peter Lindbergh, Bruce Weber e Annie Leibovitz celebrano oltre alle top model anche star del cinema e della musica come Robert Mitchum, John Malkovich, B.B. King e il cantante Bono degli U2.

L’arrivo del nuovo millennio non delude e Mario Testino, fotografo ufficiale della monarchia britannica, si esibisce con una serie indimenticabile di modelle. Nel 2004 Nick Knight aggiusta il tiro sulle attrici (fra le quali Catherine Deneuve e Isabella Rossellini) e così anche il duo olandese Inez e Vinoodh Matadin, con una serie di star tra cui Penélope Cruz e Sophia Loren.

Di volta in volta il calendario Pirelli riesce a rinnovarsi, ambientando le immagini in Africa, in Cina, nella mitologia greco-romana oppure affidandosi non soltanto ai grandi nomi della moda ma anche ai photoreporter. Anche per questo arriva il turno di Steve McCurry, che sceglie le protagoniste tra coloro che sono impegnate in progetti umanitari. Per celebrare i primi cinquanta anni della pubblicazione vengono ripescate le foto di Helmut Newton del 1985, che erano state ‘congelate’ e che ora appaiono come un fuoco d’artificio. Nel 2020 l’italiano Paolo Roversi si ispira alla tragedia di Shakespeare “Romeo e Giulietta”, mostrando la Giulietta che si nasconde in ogni donna. Il Covid interrompe la pubblicazione nel 2021 ma riprende subito dopo, con una rassegna di musicisti scattata da Bryan Adams. Nell’edizione di quest’anno c’è stato un ritorno alla sensualità con lo sguardo di Ethan James Green e per il 2026 l’edizione dell’oggetto fotografico più conteso – che verrà presentato a Praga a novembre – sarà curata da Sølve Sundsbø, artista norvegese che dedica da sempre la sua attenzione all’ambientalismo.

Di Roberto Vignoli

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