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Paperelle

Capire gli oceani con le paperelle

L’incredibile storia del naufragio delle floatees, 28mila giocattoli in gomma a forma di paperelle, tartarughe e castori che cambiarono la scienza

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Capire gli oceani con le paperelle

L’incredibile storia del naufragio delle floatees, 28mila giocattoli in gomma a forma di paperelle, tartarughe e castori che cambiarono la scienza

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L’incredibile storia del naufragio delle floatees, 28mila giocattoli in gomma a forma di paperelle, tartarughe e castori che cambiarono la scienza

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L’incredibile storia del naufragio delle floatees, 28mila giocattoli in gomma a forma di paperelle, tartarughe e castori che cambiarono la scienza

All’inizio del 1992 c’è una nave cargo che sta solcando le acque dell’oceano. Si chiama “Ever Laurel” e ha iniziato il suo viaggio da Hong Kong con destinazione Tacoma (Stato di Washington, Usa). È un percorso come tanti, con i container carichi di merce e con il personale che deve limitarsi alle consuete operazioni di routine. Nulla che lasci pensare a una traversata di cui si parlerà a lungo. Quando però la “Ever Laurel” incontra una tempesta all’altezza del Nord del Pacifico, gli eventi prendono una piega inaspettata. A causa della turbolenza, parte del carico si rovescia in mare e i materiali all’interno delle casse finiscono in acqua. Fra le onde spuntano circa 28mila floatees, giocattoli in gomma a forma di papere, tartarughe e castori, come quelli che solitamente finiscono nelle vasche delle nostre case per far giocare i bambini mentre fanno il bagno. Già, perché quella nave trasporta giocattoli prodotti in Cina e destinati a finire sul mercato americano.

Questo episodio apparentemente irrilevante non sfugge però a due studiosi, gli oceanografi Curtis Ebbesmeyer e James Ingraham, che hanno un’intuizione: studiare il tragitto delle paperelle dopo la caduta in acqua, in modo da analizzare le correnti oceaniche. Seguendo il percorso di quegli oggetti, i due scienziati scoprono che dopo l’incidente alcuni esemplari hanno raggiunto l’Alaska, altri si sono diretti verso l’Oceania e un terzo gruppo è stato rinvenuto lungo le coste del Cile. Ebbesmeyer e Ingraham riescono così a calcolare con precisione la velocità e la direzione del vento attraverso gli oceani, arrivando persino a prevedere quali acque sarebbero state attraversate dai floatees e in quanto tempo.

Dai ghiacciai dell’Artico sino alle coste dello Stato di Washington, i due studiosi tracciano la mappa di questo singolare viaggio, intorno al quale nasce un certo interesse anche a livello mediatico. La circostanza non può sfuggire alla First Years Inc. (l’azienda che avrebbe dovuto mettere in vendita gli oggetti finiti in mare), che nel 2003 promette un premio di 100 dollari a chiunque ritrovi un esemplare originale di uno dei giocattoli e lo consegni o spedisca alla sua sede di Tacoma. Verranno recuperati centinaia di pezzi. Mentre quelli rimasti in mare si dirigono verso le coste britanniche, dove – come previsto da Ebbesmeyer – giungono puntualmente nel 2007.

L’idea dei due studiosi, apparentemente bislacca, si rivelerà fondamentale non solo nello studio dei flussi marini, ma anche nell’analisi dei cambiamenti climatici, dato che proprio il percorso delle correnti è uno degli elementi chiave per studiare le potenziali variazioni delle temperature. Anche la Nasa ha utilizzato le papere di gomma a fini scientifici, per analizzare le dinamiche relative allo scioglimento dei ghiacci in Groenlandia. Nel frattempo, in vari Paesi non sono mancati i tributi alle floatees. Diversi artisti ne hanno realizzato versioni giganti, alcune delle quali sono state esposte in giro per il mondo. Ogni anno in Illinois si tiene il Ducky Derby, evento nel quale migliaia di paperelle vengono liberate nel fiume per raccogliere fondi per lo Special Olympics.

Nello spiegare i risultati della sua ricerca, Curtis Ebbesmeyer si era lasciato andare a una battuta: «È incredibile quello che ti può insegnare una papera». Oggettivamente, è impossibile dargli torto.

di Stefano Faina e Silvio Napolitano

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