Quando si pensa alla carriera di un artista, si ricordano i successi e i grandi concerti. Raramente, però, si citano le figure che dietro le quinte hanno reso possibile quell’ascesa: ingranaggi indispensabili o veri motori spesso dimenticati dalla storia. Tra le eccezioni più celebri spicca senza dubbio Tom Parker, meglio noto come “il Colonnello”, leggendario manager del re del rock ’n’ roll Elvis Presley. Figura divisiva e controversa, è oggi al centro di “The Colonel and the King”, nuovo libro di Peter Guralnick, fra i massimi studiosi della musica americana e autore di una delle biografie più autorevoli di Presley. L’opera getta nuova luce sul manager, ridisegnandone in parte il profilo.

Parker prese Elvis sotto la sua ala nel 1955, intuendone il potenziale prima di chiunque altro e iniziando un sodalizio destinato a fare la storia. Per Guralnick, Parker non fu il ‘mostro’ o il manipolatore descritto da film e documentari, ma una personalità più complessa, così come più complesso fu il legame con Elvis, ben lontano dal semplice schema “burattino e burattinaio”. Certo, Parker era attratto dal denaro, ma legato al cantante da un sentimento fatto di opportunismo e affetto. Le loro ambizioni, potenti e tenaci, si intrecciavano: Parker fu benzina per il talento del re. Insieme salirono al vertice e sebbene il Colonnello sia vissuto vent’anni più del suo ‘ragazzo’, il loro tramonto fu lo stesso. Quando la stella di Elvis si spense, anche la luce del Colonnello svanì