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Gli odiatori sboccati e rintuzzati

Scegliere le parole giuste è importante. La bagarre tra la pagina Freeda e Orazio Kovac ci insegna una cosa: c’è ancora bisogno di lottare per la libertà della vagina (o figa, che dir si voglia).
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Non importa con quale nome venga chiamata, noi la vagina (o la figa) la amiamo da sempre.Nei giorni scorsi, la pagina Instagram di Freeda – uno degli account femministi e inclusivi più seguiti del webè stata presa di mira da un’orda di hater che commentavano all’unanimità sotto ogni post con «W la figa» nelle sue infinite declinazioni semantiche oppure #oraziolibero.

Orazio sta per Orazio Kovac, di professione creatore di meme e leader indiscusso del chiacchierato gruppo “Sesso, Droga e Pastorizia”, un concentrato di machismo contro quello che loro definiscono «l’inferno femminista». Kovac riesce a farsi bannare dalla pagina per i suoi commenti sessisti e offensivi e scatena quindi i suoi follower contro Freeda. Così, per alcuni giorni, i troll hanno agito indisturbati, creando una sorta di straniamento digitale nei fan della pagina femminista, che si sono astenuti dal commentare, disorientati.

La risposta di Freeda è arrivata un paio di giorni dopo con un esilarante post dal titolo “W la vagina” in cui, con una perfetta sequenza di immagini, si illustrano le infinite possibilità dell’organo femminile, specificando che «non importa con quale nome venga chiamata, noi la amiamo e la celebriamo da sempre». Quello di Kosic e compagni si qualifica dunque come un terribile autogol, perché è chiaro che “W la figa” su una pagina femminista non può che essere accolto con gioia.

Certo, le intenzioni erano altre, ovvero mettere in imbarazzo e bullizzare i frequentatori della pagina ma si sa: la violenza dei bulli è sempre inversamente proporzionale alla loro intelligenza.

 

di Maruska Albertazzi

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