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Nel 1964 nasceva “Radio Caroline”, la prima “radio pirata” destinata a cambiare per sempre il mondo della radiofonia e della cultura
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Nel 1964 nasceva “Radio Caroline”, la prima “radio pirata” destinata a cambiare per sempre il mondo della radiofonia e della cultura
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Nel 1964 nasceva “Radio Caroline”, la prima “radio pirata” destinata a cambiare per sempre il mondo della radiofonia e della cultura
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Il 28 marzo 1964, da una nave al largo delle coste dell’Essex, una voce annuncia «Questa è “Radio Caroline” sul 199, la vostra stazione musicale 24 ore su 24» poco prima che partano le note di “Not Fade Away“ dei Rolling Stones. È l’inizio della leggenda della prima “radio pirata”, destinata a cambiare per sempre il mondo della radiofonia e, più in generale, della musica e della cultura della seconda metà del Novecento. La storia inizia quando Ronan O’Rahilly, un irlandese di 24 anni giunto a Londra per sfondare come manager musicale, si scontra con le ferree regole della “Bbc” che si dimostra riluttante nel trasmettere la musica pop e rock che in quegli anni sta prendendo piede fra i giovani. Da qui l’illuminazione: trasformare la vecchia nave passeggeri “Danese” (700 tonnellate di stazza) nel quartier generale della sua nuova emittente e farla trasmettere al largo di un piccolo porto privato a Greenore, nel Nord dell’Irlanda, di proprietà della sua famiglia. Viene così aggirata la legislazione britannica che garantiva il monopolio alla “Bbc” sulla terraferma ma che nulla poteva per ciò che riguardava la trasmissione marittima. Il nome della radio è stato scelto osservando una foto di Caroline Kennedy intenta a giocare nello studio ovale. Un riferimento allo spirito spensierato dell’emittente ma anche alle origini irlandesi del presidente degli Stati Uniti. L’impatto di “Radio Caroline” è devastante. Nel giro di pochi mesi arriverà ad attirare ben quattro milioni di ascoltatori, che la eleggeranno a punto di riferimento della cultura pop del periodo. A bordo della nave salgono celebrità (come Jimmy Saville o i Beatles), si celebrano matrimoni (come quello fra il dj Mick Luvitz e la sua fidanzata), si lanciano giochi a premi e si vendono gadget. Il compenso per chi vi lavora è di 25 sterline a settimana, più sigarette e birra gratis. Sull’onda del successo della creatura di O’Rahilly nasceranno numerose altre “stazioni pirata” che, secondo un sondaggio del 1966, venivano ascoltate dal 45% dei britannici. È allora che il governo inglese decide di dire basta. Il 15 agosto 1967 viene promulgato il “Marine Offences Act”, che di fatto proibisce la trasmissione dalle acque territoriali britanniche. Una decisione che, in un certo senso, segna la fine di un’epoca. Molte emittenti chiuderanno i battenti, ma O’Rahilly deciderà di andare avanti e – tranne che per una pausa di alcuni anni, dal 1968 al 1972 – “Radio Caroline” ha continuato sino a oggi le sue trasmissioni, sebbene lo spirito pionieristico di quei primi anni sia svanito per sempre. Il suo impatto è però durato nel tempo dando il via al fenomeno delle radio private che, da lì in poi, si prenderanno la scena. Una vicenda celebrata anche dal cinema con “I Love Radio Rock”, ma che per quanto è stata capace di generare rappresenta uno dei rari casi nei quali la realtà ha superato di gran lunga la fantasia. Che, per un po’, andò davvero al potere. Di Stefano Faina e Silvio Napolitano

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