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La “Banana di Cattelan”, fra aste senza senso e cause giudiziarie surreali

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La celebre “Banana di Cattelan” è stata venduta alla cifra record di 5 milioni e 200mila dollari, più le quote per Sotheby’s, per un totale di 6 milioni e 200mila dollari

Banana di Cattelan

La “Banana di Cattelan”, fra aste senza senso e cause giudiziarie surreali

La celebre “Banana di Cattelan” è stata venduta alla cifra record di 5 milioni e 200mila dollari, più le quote per Sotheby’s, per un totale di 6 milioni e 200mila dollari

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La “Banana di Cattelan”, fra aste senza senso e cause giudiziarie surreali

La celebre “Banana di Cattelan” è stata venduta alla cifra record di 5 milioni e 200mila dollari, più le quote per Sotheby’s, per un totale di 6 milioni e 200mila dollari

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Il banditore Oliver Barker, tutto vestito di blu, pareva un comico mentre sollecitava a rilanciare al ritmo di 100mila dollari al colpo i compratori in sala – con il cellulare sguainato per riprendere l’evento – e quelli davvero ricchi collegati da ogni parte del mondo via telefono, per dare vita alla vendita all’asta più curiosa della storia. L’universalmente nota “Banana di Cattelan” (in realtà intitolata “Comedian”, nomen omen) è così stata venduta alla cifra record di 5 milioni e 200mila dollari, più le quote per Sotheby’s, per un totale di 6 milioni e 200mila dollari. Barker – che a un certo punto esclama «Queste sono parole che non avrei mai immaginato di dire, 5 milioni di dollari per una banana» – sollecita al rilancio Jen, l’intermediaria asiatica in abito di paillettes. All’altro capo del filo si scoprirà poi esserci il collezionista cinese e mago delle criptovalute – denaro virtuale compera arte virtuale – Justin Sun, che sborserà l’equivalente del prezzo di un castello della Loira per portarsi a casa una banana e mangiarsela. È ciò che ha dichiarato infatti al termine dell’acquisto: l’opera, che ha moltiplicato il valore di cinquanta volte in cinque anni, non appena giungerà in Cina verrà sbucciata e servita per una colazione milionaria.

Se Sun mangerà la banana, da qualche parte a Miami Joe Morford si mangerà le mani. Era proprio sua infatti l’idea iniziale (datata 2001) di attaccare frutta con nastro adesivo a un pannello. L’opera, intitolata “Banana and orange”, comprendeva riproduzioni in plastica dei frutti indicati nel titolo. Il giudice distrettuale italo americano Robert Scola, dopo la denuncia fatta da Morford e accurate misurazioni, nel giugno 2023 ha dato ragione a Maurizio Cattelan, affermando che non esista alcuna forma di plagio nell’incollare una banana a una parete e che le differenze fra le due opere, a prima vista identiche, fossero invece sostanziali. Se le motivazioni della sentenza suscitano ilarità («Ci sono tanti angoli in cui una banana può essere posizionata su un muro, 360 per essere precisi, a meno che non si scompongano le misure oltre i gradi, ma… si raggiungerebbe un punto di assurdità»), fa riflettere il fatto che non fosse la prima volta che Cattelan giungeva davanti a un giudice per una denuncia.

Ha iniziato nel 2022 lo scultore francese Daniel Druet, realizzatore effettivo delle opere “La nona ora” (che raffigura il Papa colpito da un meteorite) e “Him” (detta “Il piccolo Hitler”): Druet voleva essere riconosciuto come unico autore delle opere, chiedendo un risarcimento di 6 milioni. Richiesta inammissibile, a parere dei giudici. Il terzo caso riguarda la somiglianza fra “Sunday” di Cattelan e la serie “Bullet” di Anthony James. In entrambi i casi i lavori consistono in lastre di metallo bucate da fori di proiettile, che l’artista britannico crea da oltre dieci anni. La difesa di Cattelan è stata fatta dal suo curatore, Francesco Bonami: «Anche le crocifissioni sono soltanto croci con un tipo inchiodato. E le fanno dal III secolo a.C. fino a oggi. Nessuno si è mai lamentato di qualcuno che copiava qualcun altro». Anche in questo caso l’artista padovano è stato assolto.

Quale morale si può dedurre da tutto ciò? Innanzitutto che è meglio avere delle idee piuttosto che la tecnica per realizzarle. Poi che non esistono sentenze cervellotiche ma soltanto giudici metodici. Infine che una crocifissione equivale a una sparatoria e che il potassio è indubbiamente meno costoso se assunto in compresse.

di Nathalie Santin

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