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La mia Fortuna doppia, parla Ermal Meta

Il cantautore italo-albanese Ermal Meta ritorna con un nuovo disco, “Buona Fortuna”: un nuovo omaggio alla musica e alla sua bimba, Fortuna appunto, che nascerà a giugno

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Tra le novità discografiche più attese di maggio c’è indubbiamente il nuovo disco di inediti di Ermal Meta. Disponibile da ieri, “Buona Fortuna” è un album che prende vita da un periodo di grandi novità ed emozioni nella vita del musicista e compositore italo-albanese, che a giugno diventerà padre per la prima volta di una bambina, Fortuna: «È un disco di memorie che vorrei fare ascoltare un giorno a mia figlia per farle capire che cosa vedevano i miei occhi e che cosa sentiva il mio cuore mentre l’aspettavo. Memorie che altrimenti verrebbero cancellate dal tempo e che invece voglio rimangano: 12 fotografie musicali che non vedo l’ora di condividere con il pubblico» ci ha raccontato durante la presentazione del disco alla Sony Music di Milano.

«“Buona Fortuna” è stato un viaggio dentro me come mai avevo fatto fino a ora. Si dice sempre che l’ultimo album è il più speciale e forse sono caduto anche io nel cliché, ma non posso dirlo diversamente: è come un’euforia congelata». Il nuovo lavoro di Ermal Meta è anche un’occasione per fermarsi e ragionare su tutto quello che ha realizzato fino a oggi: «È arrivato un momento in cui, musicalmente parlando, devi fare un sunto di quello che hai fatto e capire dove sei diretto. Nella musica non è sempre semplice, ma diventa necessario avere piccole coordinate dentro di sé».

Dopo il grande successo del suo primo romanzo “Domani e per sempre”, per il 43enne artista di Fier è un ritorno alla musica, anche se non se ne era mai completamente distaccato: «Ho cambiato casa discografica e management, ho dovuto reimparare molte cose di me stesso. L’esperienza degli ultimi due anni con la scrittura del romanzo – che è arrivato del tutto inaspettato – mi ha portato a mostrarmi quasi lontano dalla musica, ma non è mai stato così. I libri sono pieni di musica. Ho sempre trovato molta ispirazione per le mie canzoni fra le pagine, c’è più musica in alcuni libri che in certi dischi».

Armonie e melodie hanno saputo salvarlo più volte nel corso della sua vita: «Quando ero giovane finivo quasi sempre in brutte situazioni, prendevo un sacco di botte ed ero incapace di fermarmi. La musica mi ha dato uno scopo da perseguire. Le scommesse più importanti le facciamo con noi stessi» ha raccontato.

“Buona Fortuna” è un disco sincero, ricco di sfumature musicali ed emotive diverse, scritto da una penna come ce ne sono poche nel panorama del nuovo cantautorato nostrano. Tra le novità, per ammissione dello stesso Meta, una scrittura più diretta e semplice: «Tanti anni fa feci leggere un testo a Mogol che mi disse: “Ma tu cosa vuoi dire”? Glielo spiegai e lui mi rispose: “E allora dillo, no?”. In due minuti mi diede una grande lezione. In questo caso penso di averla fatta ancora di più mia». Tra le canzoni più significative spicca sicuramente il brano d’apertura “La strada la decido io”, non a caso in posizione quasi programmatica: «Quando si tratta di musica, chiunque ha un’opinione su di te e tutti pensano di sapere quale sia la cosa migliore da fare. E invece il più delle volte non è così. Ognuno di noi percepisce il mondo attraverso la propria pelle e i propri occhi. C’è un detto albanese che dice: “Chiedi a dieci persone il loro parere, ma poi fai quello che vuoi tu”. L’ho fatto mio. Non voglio che sia né merito né colpa di altri ciò che dipende da me».

Meta non è tipo da credere alla fortuna: «Penso piuttosto che dipenda fortemente dalla propria volontà. Il caso vola, la fortuna cammina». E allora come mai ha scelto proprio quello come nome per la figlia in arrivo? «Ero in studio a lavorare a “Ironica”, quinto brano del disco. Stavo rimaneggiando il testo e Chiara (la compagna Chiara Sturdà, ndr.), che era seduta sul divano, mi ha suggerito una modifica con la frase “C’è qualcosa che si chiama Fortuna”. Mentre cantavo mi sono ritrovato a pensare: “Se nostra figlia sarà una femmina dovremmo chiamarla Fortuna”. Quando ho finito di cantare, Chiara in lacrime mi ha detto la stessa cosa».

di Federico Arduini

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